La Superlega è nata, anzi forse, anzi no: la Superlega è sospesa. Una vicenda surreale con tanti protagonisti e due sconfitti: il Presidente della Superlega Florentino Perez e il suo vice Andrea Agnelli.
Sono stati giorni roventi per il mondo del calcio, una mobilitazione del genere non si era mai vista, una mobilitazione che ha coinvolto perfino il mondo politico con dichiarazioni di diversi capi di Stato.
Una situazione surreale che però si è complicata fin da subito arenandosi con l’abbandono della Superlega di tutti e sei i club inglesi. Ma come si è arrivati a ciò? Ripercorriamo insieme le tappe della Superlega che, nonostante sia durata poco più di 48 ore, ha visto un susseguirsi di avvicendamenti che hanno tenuto tutti incollati agli schermi.
Partiamo dall’inizio, partiamo dalla notte tra il 18 e il 19 aprile, giorno in cui il comunicato della nascita della competizione avrebbe stravolto tutti. Era passata da poco la mezzanotte, ma già il mondo social aveva intuito la portata di tale avvenimento, così è stato: un comunicato congiunto di 12 club lancia la nuova competizione indipendente da Uefa e Fifa.
L’effetto è immediato, tutto il mondo calcistico (e non) viene investito dalla portata dell’annuncio, quello che sembrava fantasia alla fine si rivela vero: Manchester City, Manchester United, Liverpool, Tottenham, Arsenal, Chelsea, Milan, Inter, Juventus, Atletico Madrid, Real Madrid e Barcellona avranno una competizione tutta per loro.
Una banca, la JP Morgan, elargirà ben 3,5 miliardi di Euro, questo solo per iniziare, l’obiettivo è ovviamente ottenere il massimo dei profitti ed uscire dalla situazione di stallo provocata dalla pandemia.
La notte passa insonne, troppi i dubbi, troppe le domande che attendono risposte, l’alba del 19 aprile è un’alba diversa.
Sono risposte durissime quelle che giungono e che non lasciano spazio a possibili dubbi. È la Premier League inglese la prima a prendere posizione: “la Premier League, insieme alla FA, ha incontrato oggi i club per discutere le implicazioni immediate alla proposta della Super League. I 14 club presenti alla riunione hanno respinto all’unanimità e con vigore i piani per la nuova competizione.”
Semplice e chiaro, ma siamo solo all’inizio. L’Uefa parte subito al contrattacco con diversi comunicati che vanno verso un’unica direzione, quella di vietare la Superlega.
I club vengono avvisati, coloro che parteciperanno alla competizione subiranno l’immediata esclusione da tutte le competizioni Uefa, inclusi i mondiali di calcio del 2022. Sono durissime le parole del Presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin che non ha alcuna intenzione di cedere: “la Uefa è il calcio” bastano queste poche parole per far trasparire tutta la considerazione nei confronti dei 12 “ribelli”. Gli fa eco il Presidente della Fifa, Gianni Infantino: “”Fifa contraria alla SuperLeague: o sei dentro o sei fuori”
Arrivano altri comunicati dei vari campionati nazionali, tutti contrari alla Superlega, tutti indirizzati ad escludere i club che aderiscono alla competizione.
Nel frattempo si muovono anche i tifosi e fanno sentire la loro voce. La delusione si riversa nei principali social network, molteplici sono anche le manifestazioni, come quella che ha visto i tifosi del Liverpool esporre uno striscione di poche parole: “shame on you vergogna per voi“.
Probabilmente il mondo dei tifosi è quello più colpito dalla vicenda, dopotutto sono stati proprio i sentimenti ad esser stati intaccati, sentimenti già abbastanza bistrattati da Uefa e Fifa e dalle loro manovre non proprio vicine ai tifosi.
Non si risparmiano nemmeno i calciatori e gli allenatori, tutti compatti, tutti uniti contro la Superlega dei prepotenti.
È un continuo lancio di comunicati contrari alla Superlega, il dibattito è infuocato: si parla di sogni infranti, di calcio business e di ricchi prepotenti.
Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è la consapevolezza che nei 12 club manchi qualcuno di molto importante: Bayern Monaco e Paris Saint Germain. I due ricchissimi club, capito l’andazzo, non esitano a chiudere alla Superlega, entrambe esaltano la Champions League, la competizione dell’Uefa e si dicono contrari alla nuova competizione.
Il giocattolo è molto fragile, lo si inizia a percepire e le dichiarazioni di Florentino Perez in cui afferma che “nessuno lascerà la Superlega” stridono con la realtà che si presenterà da li a poco.
Lo strappo arriva dall’Inghilterra dove il Premier Boris Johnson annuncia di voler prendere qualsiasi provvedimento pur di impedire la creazione della nuova competizione. Le parole arrivano direttamente ai club interessati: alle 22:30 del 20 aprile il Manchester City è il primo club a lasciare la Superlega, nel giro di diverse ore tutte gli altri cinque club inglesi si accodano.
La Superlega passa da 12 club a 6, un effetto domino che si susseguirà anche nella mattina del 21 aprile, dove, anche altre squadre, come l’Atletico Madrid, l’Inter decidono di abbandonare la nave oramai ingovernabile.
Il laconico comunicato in cui viene annunciata la sospensione della Superlega è una logica conseguenza.
Una fine ingloriosa di un’avventura nata e morta nel cuore della notte. Troppo forti le pressioni di tutto il mondo calcistico e politico, troppo forti le paure di vedersi abbandonare persino da propri tifosi. In 48 ore la questione Superlega ha unito le tifoserie di tutto Europa ed ha infiammato il dibattito pubblico. Ecco, se proprio vogliamo trovare un risvolto positivo a questa vicenda possiamo dire che per 48 ore ci eravamo dimenticati della pandemia.
Benito Rausa
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