Nell’era dei social, i genitori passano più tempo davanti allo schermo che di fronte al viso dei propri bambini. Le numerose foto di quel viso e non solo, però, le condividono sui social network: pedofilia o identità rubate, questi sono i rischi a cui inconsciamente sottopongono il proprio figlio.
Chiappette in bella mostra e tettine al vento, spesso accompagnate dalla classica didascalia «L’ora del bagnetto», sembra un momento simpatico, un frammento di vita quotidiana da condividere con amici e parenti (e con il resto del mondo): potrebbe non esserlo. La maggior parte dei genitori, ormai da qualche anno, condivide più le foto dei figli che le proprie, senza rendersi conto del rischio a cui li sottopone. Stacey Steinberg, dell’University of Florida, ha recentemente pubblicato uno studio dal titolo Sharenting: Children’s Privacy in the Age of Social Media, in cui analizza passo passo i rischi e i piaceri del condividere fotografie, o a volte perfino ecografie in 3D, di piccoli esseri umani. Vediamo insieme i pro e i contro della privacy violata di un minore:
«Non voglio assolutamente mettere a tacere le voci dei genitori. Ci sono molti benefici nella condivisione di informazioni e buoni motivi per condividerle. Ecco perché si tratta di un ambito così complesso» ha affermato Steinberg, il quale, però, invita a fare molta attenzione alle impostazioni della privacy: infatti, anche quando si è certi di condividere foto e stati solo con amici e parenti o all’interno di gruppi ristretti, gli algoritmi registrano tutto. Inoltre, nessuno assicura che coloro i quali possono accedervi siano altrettanto attenti a proteggere la propria privacy.
Le soluzioni proposte da Steinberg sono: l’introduzione della legge sul diritto all’oblio in molti altri Paesi nel mondo, ma soprattutto lasciare ai bambini, dai 4 anni in su, il diritto di decidere, chiedendogli il permesso prima di pubblicare sul Web qualunque cosa li riguardi. La regola d’oro rimane in qualunque caso una: «Non condividete su Internet nulla che non mostrereste in pubblico».
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.