Il 2023 è alle porte e ormai da giorni risuona incessante la domanda: “Che fai a Capodanno?“. La pressione si fa sentire, e organizzare qualcosa per la vigilia dell’anno nuovo sembra necessario: tutti vanno a divertirsi, mica possiamo starcene a casa. E se la cosiddetta ansia da Capodanno fosse più di un semplice sentimento comune? È una vera e propria forma di ansia sociale e si chiama FoMo.
Se immaginiamo l’ansia sociale come uno spettro, potremmo delinearne due estremi. In uno troviamo l’hikikomori, fobia sociale che si manifesta con l’isolamento, e nell’altro, invece, troviamo la FoMo. Di cosa si tratta?
FoMo non è altro che l’acronimo di “Fear of missing out”, espressione traducibile come “paura di perdersi qualcosa di importante” o “paura di essere tagliati fuori“. I soggetti affetti da questa forma di ansia sociale sentono il costante bisogno di conformarsi alle norme sociali, che ci vogliono sempre attivi e pronti a nuove avventure, soprattutto da giovani: aperitivi con gli amici, serate in discoteca, after… e la mattina dopo pronti ad affrontare una nuova giornata. Questi standard sono ovviamente irraggiungibili, ma al soggetto FoMo non seguirli sembra una catastrofe: ci si starà sicuramente perdendo un’occasione irripetibile!
La FoMo è più diffusa di quanto si pensi, soprattutto nel mondo dello spettacolo. Tour, serate esclusive e luci dei riflettori sempre puntati su di sé sono tutti fattori che espongono gli artisti al rischio di finire nel tunnel della fear of missing out.
Victoria De Angelis, bassista dei Maneskin, ha raccontato la sua esperienza ai microfoni di Radio Deejay. «Dovete sapere che io ho la peggior FoMo del mondo, in pratica devo uscire per forza ogni giorno se no ho paura di perdermi gli eventi. Quel giorno però ero proprio cotta. Arriviamo in hotel all’una e lui mi fa: “Dai Vic usciamo, usciamo”. Ho detto: “Non ce la faccio, sono troppo stanca”. Mi arriva un messaggio alle 2: “Sto a casa di Madonna“. Io ero in camera con la maschera, che dormivo».
Un altro artista a dare luce a questo fenomeno è stato Tananai che durante un intervista ha definito la FoMo, insieme alla rabbia, il principale problema della sua generazione. L’artista, il cui successo sta avendo una rapida escalation in seguito alla partecipazione a Sanremo, ha dichiarato di aver sofferto di FoMo durante il tour estivo. «È una cosa seria. L’estate scorsa l’ho passata tutta in FoMo, avevo una voglia incontenibile di mangiarmi le serate, le persone, e nello stesso tempo la paura di perdermi la festa o l’incontro che avrebbe potuto cambiarmi la vita. Ero sempre in giro e stanchissimo».
Soprattutto quando si tratta di problematiche giovanili, si tende a puntare il dito contro i social, capro espiatorio dei “mali” della società odierna. In questo specifico caso, però, potrebbe non trattarsi del solito luogo comune.
Si hanno documentazioni della FoMo da ben prima della nascita del web: quindi no, la FoMo non deriva dai social. Tuttavia è innegabile quanto essi contribuiscano al meccanismo di autosabotaggio che si innesca nella mente dei soggetti affetti di questo disturbo. Chi soffre di FoMo ha paura di essere tagliato fuori, e pertanto vorrebbe partecipare a tutti gli eventi sociali gratificanti di cui è a conoscenza. Questo è fisicamente impossibile, ed ecco che entra in gioco il “migliore amico” del soggetto FoMo: lo smartphone. I social – soprattutto in seguito al dilagare delle stories – sono lo strumento ideale per monitorare l’attività sociale di amici e conoscenti, permettendo in ogni momento di vedere dove sono e cosa stanno facendo. In tal modo il soggetto FoMo, seppur non fisicamente presente, può rendersi partecipe dell’evento e trarne un’immediato (e illusorio) sollievo. Infatti, chi soffre di questa forma d’ansia è incline a sviluppare una vera e propria dipendenza da smartphone, arrivando a manifestare comportamenti compulsivi che vanno dallo scrolling fino al continuo controllo delle notifiche e l’aggiornamento ripetuto delle pagine web (Elhai et al., 2021).
Come tutte le forme di ansia sociale, la FoMo può essere trattata con un percorso di psicoterapia e/o con una terapia farmacologica. Ci sono però alcuni piccoli accorgimenti da applicare autonomamente per imparare a gestire la FoMo, in particolar modo quando essa genera una dipendenza da smartphone.
Uno strumento prezioso ce lo fornisce lo stesso smartphone: la funzione Tempo di utilizzo. Si tratta di un’impostazione che permette all’utente di monitorare il tempo passato quotidianamente davanti agli schermi, dando la possibilità di “auto-regolarsi” imponendo una soglia massima giornaliera. Questa funzionalità è presente in tutti gli smartphone di ultima generazione, ma non solo. Ultimamente anche i social – Tik Tok, Facebook e Instagram – stanno implementando funzioni analoghe, per permettere ai propri utenti di prendere le distanze dagli schermi quando sentono che stanno oltrepassando il limite.
Un altro metodo – decisamente più drastico – sarebbe prendersi una pausa dai social facendo un Digital Detox. All’inizio sarà dura, soprattutto per chi soffre di FoMo, ma i benefici superano di gran lunga lo sforzo richiesto. Con qualche giorno di detox acquisiremo una maggiore consapevolezza della realtà che ci circonda, riducendo i livelli di stress mentale provocati dallo smartphone, che non fa altro che alimentare il circolo vizioso della FoMo. Essere disconnessi, in un mondo che ci vuole always on, è un atto di coraggio e di amore per se stessi.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.