La protagonista della storia è un’astronauta americana accusata di aver spiato il conto bancario della ex moglie…il tutto direttamente dallo Spazio!
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore… ma non dal conto corrente: così l’astronauta americana Anne McClain, che ha trascorso 200 giorni nello Spazio, non dimentica di verificare la regolarità delle spese dell’ex moglie, e lo fa senza permesso. La storia curiosa è raccontata dal New York Times e nelle ultime ore sta facendo il giro del mondo. Non tanto per il suo contenuto (chi non ha mai subito un controllo sui propri movimenti economici da parte del coniuge?), quanto per lo scenario insolito in cui ha avuto luogo: si sta parlando della Stazione Spaziale Internazionale, in cui si orbita intorno alla Terra.
La vittima sarebbe Summer Worden, un’ex funzionaria dell’intelligence dell’aeronautica militare americana, la quale, dopo avere fatto i necessari accertamenti, ha scoperto che qualcuno era entrato nel suo conto bancario con un computer registrato alla NASA, l’agenzia spaziale statunitense. Tuttavia, i suoi sospetti erano fondati, poiché si trattava proprio di McClain.
Dal canto suo, l’accusata ha ammesso le sue responsabilità, ma ha detto, attraverso il suo avvocato, di averlo fatto per accertarsi che la Worden non avesse bisogno di soldi e che gestisse in modo ponderato le sue finanze. Worden, però, sostiene che McClain non avesse alcun diritto di farlo e ha quindi depositato una denuncia: il crimine in questione, quello che potrebbe essere stato commesso nello Spazio, è furto di identità.
Una querelle, insomma, quella tra le americane, che sembra non conoscere fine. Le due si sposarono nel 2014 e divorziarono nel 2018. Si separarono dopo che McClain aveva accusato Worden di violenza privata. La successiva battaglia legale ha riguardato anche l’affido del figlio di Worden, nato prima dell’inizio della sua relazione con McClain. L’accusa mossale è stata poi archiviata; ma Worden sostiene che McClain, si sia inventata tutto soltanto per ottenere l’affido di suo figlio.
La questione di diritto per quanto riguarda i crimini commessi nello Spazio è trattata dal New York Times, il quale spiega, infatti, che Stati Uniti, Canada, Russia, Europa e Giappone hanno “da tempo stabilito procedure per gestire questioni legali che potrebbero emergere mentre gli astronauti di diversi paesi sono in orbita insieme intorno alla Terra”, ma aggiunge pure che gli esperti e la NASA concordano nel dire che finora non è mai servito adottare a riguardo provvedimenti di alcun tipo.
Qualora dovesse presentarsi l’evenienza (come spiega BBC), chi commette il crimine sarebbe sottoposto alle leggi del proprio Paese: «Se un canadese dovesse commettere un crimine nello Spazio sarebbe soggetto alla legge canadese, un russo a quella russa». Ma, aggiunge BBC, ci sono anche accordi per una possibile estradizione da un paese all’altro, una volta che un astronauta dovesse essere approdato sulla Terra. Anche lo Spazio, quindi, non sarà immune dall’essere adeguatamente disciplinato, visto che nel futuro, sarà meta di un numero crescente di visitatori. Come è ben noto, pertanto, ubi societas, ibi Ius.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità