Le specie alloctone o – come spesso vengono chiamate – aliene sono specie animali o vegetali provenienti da ecosistemi di Paesi lontani, che vengono inserite, volontariamente o involontariamente, in un altro ecosistema, causando spesso danni enormi alla flora e alla fauna autoctona. Quali sono queste specie in Italia e quali danni possono creare?
Non se ne sente parlare spesso e molti di noi non conoscono a fondo il problema, anche se una corretta sensibilizzazione e informazione dovrebbe essere uno degli obbiettivi da raggiungere per tenere sotto controllo il danno da esse apportato. Parliamo dell’introduzione di specie aliene invasive (cioè con effetto negativo sul territorio in cui vengono introdotte), considerata la seconda causa della perdita della biodiversità su scala mondiale e causa di seri problemi all’ambiente, all’agricoltura e alla salute umana. Bisognerebbe tenere presente che le specie alloctone invasive possono, infatti, causare la distruzione e la scomparsa delle specie autoctone, determinando, dunque, un significativo cambiamento nell’ecosistema.
In origine, lo spostamento delle specie era in qualche modo impedito da barriere naturali quali oceani, catene montuose, deserti o grandi fiumi – e ciò garantiva protezione alla biodiversità dei singoli ecosistemi, assicurando una grande varietà di specie per il pianeta. Con l’intervento dell’uomo sul territorio, queste barriere sono cadute, provocando cambiamenti e spostamenti accidentali, non delle specie, anche in territori molto distanti tra loro. Si può, insomma, considerare un altro effetto della tanto discussa globalizzazione. Inoltre, spesso tali specie vengono introdotte volontariamente altrove dall’uomo per fini commerciali. L’Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti da simili invasioni biologiche, grazie anche alle favorevoli condizioni climatiche; per di più, è il Mediterraneo il bacino europeo con il più alto numero di specie alloctone che causano impatti ecologici ed economici non irrilevanti.
Un esempio di specie alloctona invasiva in Italia è costituito dal gambero rosso della Lousiana, originario degli Stati Uniti centro-meridionali e del Messico nord-occidentale e introdotto a partire dal 1989 in Piemonte e in Toscana. La loro presenza ha causato non pochi danni, in quanto questi crostacei hanno un’alimentazione generalista e predano di tutto (invertebrati, anfibi e pesci), colonizzando facilmente qualsiasi tipo di ambiente acquatico. Oltre a ciò, la loro attività di scavo delle tane aumenta la torbidità delle acque e provoca il crollo degli argini dei corsi d’acqua, incrementando i costi annuali per la loro manutenzione. Per finire, è dannoso per la salute dell’uomo, in quanto accumula nell’organismo metalli pesanti e tossine ed è veicolo di malattie infettive. Oltre al gambero rosso della Lousiana, molte altre sono le specie aliene invasive introdotte in Italia: lo scoiattolo grigio, proveniente dal nord America, che sta mettendo a rischio la vita del preesistente scoiattolo rosso e sta danneggiando alberi e coltivazioni di noccioli e pioppi; e la vespa asiatica (vespa velutina) che, arrivata nel 2004 in Francia tramite un bonsai, si è velocemente espansa anche nelle altre nazioni europee, costituendo una grave minaccia per le api di cui si ciba e, dunque, un grave danno per gli apicoltori.
Queste sono solo alcune delle 1516 specie alloctone presenti nel Belpaese; ogni anno gli studi e le ricerche per cercare di porre rimedio a tale invasione aumentano. Importante è, pertanto, aiutare la popolazione a prendere coscienza del problema e incentivare la collaborazione di tutti.
Lorena Peci
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