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A cento anni da Jutland, la più grande battaglia navale della Storia
15 Maggio 2016
Societas

A cento anni da Jutland, la più grande battaglia navale della Storia

Home » Societas » A cento anni da Jutland, la più grande battaglia navale della Storia

Prima guerra mondiale, 31 maggio del 1916, ore 14: ad ovest della penisola dello Jutland sta per avere inizio il primo atto di quella che passerà alla storia come la Battaglia dello Jutland. A schierare le più moderne e potenti navi da guerra dell’epoca sono la Royal Navy e la Kaiserliche Marine, le marine militari rispettivamente della Gran Bretagna e della Germania, due nazioni che avviarono una fatale e costosa sfida nel costruire navi sempre più avanzate, protette ed armate.

imbarcazioniUna corsa agli armamenti che toccò uno dei suoi vertici con la corazzata Dreadnought, un colosso da 19.000 tonnellate realizzato nel 1906 presso i cantieri inglesi, un’arma che in termini di dislocamento, apparato motore e batterie di cannoni, modificò totalmente i parametri della guerra navale: nessuna imbarcazione allora esistente avrebbe potuto competervi, ancor meno affondarla, al punto da diventare essa stessa un punto di confine: le navi da battaglia saranno definite, nel decennio a venire, dreadnought o predreadnought: moderne o obsolete. La reazione dei tedeschi non si fece certo attendere e, sino al 1914, i cantieri navali teutonici ribatterono ad ogni costruzione con progetti altrettanto ambiziosi, cosicché alla vigilia del conflitto il margine di superiorità numerica fu rilevante ma inferiore alle attese, mentre la superiorità qualitativa delle navi inglesi era tutt’altro che scontata. La flotta tedesca fu capace di minacciare le coste britanniche, di tagliare fuori l’Impero più esteso del mondo dai suoi vitali possedimenti d’oltreoceano. Pertanto, la Kaiserliche Marine si presentò, almeno sulla carta, come una minaccia formidabile.

I primi due anni di guerra furono caratterizzati da una moderata attività navale, con pochi e isolati scontri. Entrambi gli schieramenti diedero l’impressione di temere lo scontro in campo aperto con il nemico, almeno sino a quando non si sarebbe presentata un’occasione propizia. Circostanza che si verificò in quel 31 maggio del 1916, quando entrambe le flotte in mare si convinsero di poter attirare il nemico in una trappola fatale. A lasciare per primi i propri ormeggi furono i tedeschi: in ricognizione, la formazione del viceammiraglio Franz Hipper, composta da 5 incrociatori da battaglia, 5 incrociatori leggeri e 30 torpediniere; alcune ore dopo, salpò il grosso della flotta affidata all’ammiraglio Reinhard Scheer, comprendente 22 navi da battaglia (16 dreadnought e 6 predreadnought), 6 incrociatori leggeri e 31 torpediniere. Arrivò poi il turno delle forze navali britanniche, divise tra il viceammiraglio David Beatty, con 6 incrociatori da battaglia, 4 dreadnought, 14 incrociatori leggeri e 26 cacciatorpediniere, e l’ammiraglio John Jellicoe, con 24 dreadnought, 3 incrociatori da battaglia, 22 incrociatori, 51 cacciatorpediniere.

mappaAd entrare in contatto furono, inizialmente, le forze di Beatty e quelle di Hipper, relativamente con poche navi, ma dando vita a ben più che semplici schermaglie: le linee inglesi e tedesche si fronteggiarono ad una distanza di 18.000m, navigando verso sud, e furono le navi britanniche, prive in questa fase del supporto delle quattro dreadnought, rimaste indietro, ad avere la peggio. I colpi inglesi non andarono a segno o, se lo fecero, non provocarono danni abbastanza rilevanti per via delle ottime corazzature nemiche, mentre le batterie tedesche coordinarono impeccabilmente il fuoco, provocando gravi danni alla Lion, ammiraglia del comandante, e soprattutto affondando gli incrociatori da battaglia Indefatigable e Queen Mary, che calò a picco trascinando con sé le vite di 2.280 marinai.

La situazione per le navi inglesi sembrò farsi, poco dopo, ancora più critica: navigando verso sud erano ormai prossime ad entrare in contatto con le navi di Scheer, il cui avvistamento impose a Beatty di cambiare rotta per dirigersi a nord, cercando di attirare le forze nemiche verso l’accorrente flotta alleata, quella del comandante Jellicoe. Le speranze inglesi di attirare il nemico in trappola erano sul punto di realizzarsi: gli ufficiali tedeschi erano convinti di poter ottenere una vittoria ancora maggiore e si gettarono all’inseguimento, almeno sino al momento in cui la flotta tedesca, ora riunita, si trovò di fronte ad una formazione ben più numerosa: le navi di Jellicoe giunsero a portata di tiro e, forti delle loro 24 dreadnought, si posizionarono impeccabilmente per manovrare e ingaggiare battaglia, intrappolando i tedeschi. La situazione per le forze navali di Scheer era gravissima, in termini numerici il nemico godeva di una superiorità troppo grande e, di fatto, la flotta tedesca correva il rischio di essere annientata, se decideva di accettare lo scontro in condizioni così sfavorevoli.

naviL’ammiraglio Scheer allora, decise di tentare una mossa tanto geniale quanto disperata: ordinò a tutte le proprie navi di invertire la rotta simultaneamente, consapevole dei rischi che una simile decisione poteva comportare, in quanto le sue stesse navi avrebbero potuto scontrarsi se avessero commesso degli errori nella manovra. L’abilità dei comandanti e una buona dose di fortuna aiutò invece la flotta tedesca, che riuscì così a disimpegnarsi, sorprendendo il nemico, e ad allontanarsi in direzione sud-est. Il pericolo tuttavia non poteva ancora dirsi scampato: Scheer sapeva bene che le navi inglesi potevano dargli la caccia e convenne, con un’altra mossa poco convenzionale, che l’unica opzione valida era prendere l’iniziativa. Le navi della Kaiserliche Marine invertirono la rotta per la seconda volta, cercando un nuovo contatto con le forze nemiche e i conseguenti scontri impegnarono una parte della flotta inglese, che però stavolta riuscì a danneggiare seriamente alcune navi tedesche. Scheer fu costretto ancora a ripiegare e, approfittando del calare della notte, ordinò alla propria flotta di dirigersi verso le coste dello Jutland e attraversare in parte lo schieramento inglese che vi si era frapposto. La notte del primo maggio fu segnata da violenti ma circoscritti combattimenti, che in alcuni casi arrivarono allo speronamento reciproco, finché le due flotte si separano del tutto e si allontanano verso i propri porti, concludendo quella che passerà alla storia come la più grande battaglia navale di sempre, in termini di tonnellaggio in mare.

Stabilire chi abbia vinto a Jutland è un compito arduo e che ha tenuto occupati gli storici navali negli ultimi cento anni; quel che è certo è che i tedeschi affondarono 14 navi nemiche per un totale di 113.000 tonnellate, perdendone invece 11 per 62.000t. Altrettanto significativo il fatto che, in seguito alla battaglia, il blocco navale alla Germania, imposto dagli inglesi, fu mantenuto e il grosso della flotta germanica non prese più il largo, se non per sporadiche e minori azioni di guerra. La Germania guglielmina poteva forse esultare per la vittoria tattica conseguita, ma sul lungo termine la Kaiserliche Marine aveva solo dimostrato di essere incapace di strappare alla controparte britannica il dominio del Mare del Nord.

Eva Luna Mascolino

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