Giornalmente, la medicina compie passi da gigante verso nuove scoperte le quali, un tempo, erano solo supposizioni. E l’ambito sessuale è proprio uno di quei settori in cui, non di rado, si scoperchiano vasi di Pandora, secondo alcuni, immorali, ma, in realtà, assolutamente utili per la salute dell’uomo. D’altronde, tutti amano il sesso, ma in pochi ne confessano le proprie perversioni (se così si possano chiamare). A tal proposito, la scienza ha, di recente, sfatato l’ennesimo mito: il punto G non esiste.
Come riporta Focus, infatti, il docente di Endocrinologia e Sessuologia all’università Tor Vergata di Roma, ha scoperto che il famigerato “punto G”, nella fattispecie, non esiste come vero e proprio “punto eccitante e per mezzo del quale, grazie a una certa sollecitazione, raggiungere l’orgasmo”, ma si tratta di tutta una zona situata nella vagina femminile. Il suo nome è Cuv, acronimo che sta per complesso clitoro-uretro-vaginale, definizione, quindi, completamente differente dal celebre punto G.
Il mito in questione, secondo cui le donne che non raggiungono il culmine del piacere, in realtà, non possiedono questa caratteristica, è, pertanto, assolutamente vero, dal momento che a essere tirate in ballo son le zone sopracitate del cosiddetto Cuv, e che permettono di raggiungerlo solo grazie a una forte interazione fra loro – dovuta, probabilmente, al livello di stimolazione e alla condizione ormonale del momento. In definitiva, è possibile, quindi, ipotizzare che la colpa sia degli uomini se una donna non raggiunge l’orgasmo? A voi l’ardua sentenza.
Anastasia Gambera
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