Che il termine “scopare” abbia un utilizzo ambiguo, riferito volgarmente all’ambito della sessualità, è indubbio. Con esso si intende in senso spesso dispregiativo l’atto della penetrazione, quando si vuole sminuire o criticare per qualsiasi ragione il momento di intimità per eccellenza. Ma da dove deriva questa abitudine e perché si usa proprio la stessa parola con cui definiamo l’atto di pulire per terra con una scopa?
Questo uso metaforico sembra favorito prima di tutto dal movimento ritmico che caratterizza sia la pulizia che il sesso: nessuno dei due, infatti, è concepibile senza una successione quasi meccanica delle medesime azioni corporee. Inoltre, c’è un forte collegamento con l’organo femminile inteso come foro o angolo (vd. anche buco, pertugio, fenditura etc.), che giustificano quindi l’attinenza con la “scopata” da parte del membro maschile.
Una bizzarria ancora maggiore, però, sta nell’origine di tale modo di dire. Pare che già scrittori greci come Saffo e Anacreonte usassero questo verbo con un’accezione a dir poco ambigua. La sua ricorrenza con significato sessuale si è intensificata già nel XV e XVI secolo, specie durante i canti carnascialeschi toscani, accompagnato da sinonimi come spazzare, ripulire e nettáre. Poi, nel 1831, il poeta dialettale romano Giuseppe Gioacchino Belli ha scritto nei propri Sonetti: «De tante donne che mme sò scopato…». A partire da quel periodo, ne è stato quindi sistematizzato l’utilizzo scurrile nei dizionari e si è assistito alla sua diffusione in particolare dopo l’unità politica e linguistica italiana. Perché si è imposto proprio tale lemma al posto di altri? Questo è un mistero, o meglio, un quesito che affonda le proprie radici nell’immaginario antropologico e sociologico di una comunità linguistica in continua evoluzione.
Una curiosità: “scopare” non sembra avere parenti nelle più diffuse lingue romanze. In portoghese corrisponde a foder (stesso etimo di fottere), in spagnolo a follar o joder (idem), in Sud America a culear (inculare, usare il culo) e in rumeno a fute (ancora fottere). In francese i termini più comuni sono baiser (fare sesso, per estensione dall’antico antico fr. baciare) e inculer (inculare), ma ne esistono altri – talvolta di conio recente – quali sauter (forse derivato da saltare addosso a qualcuno), limer (limare, dall’idea di passare il membro maschile sulla superficie di quello femminile per appianarlo), troncher (legato al sostantivo tronche, peggiorativo di “faccia”) e bourrer (forse riempire di burro). Questi etimo e la loro probabile traslazione di senso indicata fra parentesi non li rendono affatto simili all’italiano “scopare”, che resta pertanto unico per origine e diffusione.
Eva Luna Mascolino
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