Ci sono molti modi di fare ambientalismo, Italia Nostra e Greenpeace ce ne hanno insegnato qualcuno. Tuttavia, esistono anche degli ambientalisti fuori dal normale: sono le ragazze e i ragazzi di Fuck for forest, la prima ONG (Organizzazione non governativa) creata nel 2004 dal norvegese Tommy Hol Ellingsen e dalla svedese Leona Johansson. L’obiettivo dichiarato di Fuck for forest è quello di salvare le foreste pluviali del Sud e Centro America, come? Raccogliendo denaro con la vendita di filmini porno amatoriali girati senza nessuna cura artistica per gli interpreti e per la scenografia. Ogni luogo (topaie, cortili, sottopalchi di teatro, la stessa foresta) può essere l’ideale set per fare sesso e girare le scene da rivendere al pubblico. Si parla di “porno ambientalismo”, anche se le associazioni riconosciute ed ufficiali, come il WWF, non la pensano così. «Vogliamo liberare le nostre menti per recuperare il contatto con la natura, con noi stessi e con il pianeta» spiega Tommy, con addosso vestiti logori e il corpo tatuato. L’esperienza di Fuck for forest è raccontata nel film-documentario del polacco Michael Marczak, presentato al festival Cineambiente di Torino. Nel film, Michael racconta come inizialmente il governo norvegese avesse finanziato la porno associazione per sei mesi, smettendo di erogare fondi quando, al concerto dei Cumshots, alcuni membri salirono sul palco iniziando a fare sesso davanti alpubblico. Così sono finiti in tribunale e lì Tommy si è abbassato i pantaloni e le mutande davanti ai giudici gridando «Viva la bellezza della nudità!» e questo è costato all’intera associazione una salatissima sanzione pecuniaria. 

Principalmente Fuck for forest raccoglie denaro attraverso il proprio sito, si parla di 100.000 dollari l’anno derivanti dall’abbonamento della durata di dodici mesi che è possibile sottoscrivere direttamente online, in modo da avere accesso all’archivio ormai quasi infinito di video e foto hard. Attualmente i fondi sono destinati alle popolazioni indigene dei Paesi Ecuador, Costa Rica, Brasile e a un’iniziativa per salvare i boschi della Slovacchia. Come mostra il documentario di Marczak, il lavoro degli attivisti procede nella più totale disorganizzazione tra improvvisazioni e scenari fatiscenti reali nei quali i membri di Fuck for forest condividono scorci di vita frugale. «A differenza di altre ONG occidentali non spendono i fondi per alimentare associazioni e mediatori correlati, ma solo per i loro progetti» ha notato il regista. Tommy, in un’intervista ha dichiarato: «Blood and sperm, the perfect mix!», suscitando ancora di più il disgusto nei veri ambientalisti. «Vivono in un piccolo mondo delle meraviglie, secondo le loro stesse regole. Non pianificano nulla, neanche quello che faranno il giorno dopo» ha detto Marzack al Guardian.

Aberto Molino