Perché dovremmo essere tutti femministi? Che cosa ci insegna? Ma prima di tutto, cos’è esattamente il “femminismo”?
Partendo dall’ultima domanda, il femminismo, secondo la definizione del dizionario è: Movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne. In senso più generale è l’insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna. Dunque propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica.
Ma quante volte si è sentito dire: “Ma tanto quella là è una femminista, inutile parlare con lei”? Dunque, si può aggiungere un’altra domanda: perché “essere femministe” spesso viene usato come offensivo? Spesso e volentieri, dietro la scusa del “femminismo” si celano comportamenti altrettanto nocivi da parte delle donne stesse. Una sorta di “rivendicazione” malsana, in cui la donna non è pari all’uomo, bensì superiore, sovraordinata. L’accezione negativa del femminismo è nociva quanto il maschilismo stesso, è una degenerazione malata dello stesso termine.
Il femminismo, nella sua vera accezione, denuncia il patriarcato e le disuguaglianze di genere e lotta per la parità, perché mai tutto questo dovrebbe essere usato come offesa? Come si è analizzato nell’articolo “La società maschilista quanto ha influenzato l’uomo”, si legge di come gli uomini, quindi non solo le donne, sono vittime del patriarcato.
Quindi, perché un uomo non dovrebbe essere femminista? Ovviamente questa domanda è molto soggettiva, ma Matteo Botto ha risposto creando il progetto Contronarrazioni. Tutto ciò aiuta a capire quanto il femminismo sia fondamentale per la nostra società.
Inutile chiedersi come mai una donna dovrebbe essere femminista. Eppure, per quanto la risposta sia scontata, non tutte le donne lo sono. Basta fare una ricerca su internet per vedere quanti articoli scritti da donne siano contro il femminismo. Spesso e volentieri, la deriva negativa di questo movimento ha portato le donne stesse a scontrarsi tra di loro.
La Dottoressa Paola Danieli, psicologa e psicoterapeuta spiega come secondo Freud, la donna che non è felice della sua condizione ha rifiutato di accettare la sua inferiorità sessuale e conserva ancora: “la speranza che nonostante tutto un giorno o l’altro le si sviluppi un pene”. Ora, ovviamente non possiamo più chiedere spiegazioni a Freud su cosa esattamente intendesse dire.
La Dottoressa continua dicendo: “Le prove biologiche e psicologiche dell’inferiorità della donna, con conseguente legittimazione della sua subordinazione al maschio, su cui era cresciuta la formulazione psicanalitica di femminilità di Freud, sono state ridiscusse da Jung. Verso la metà degli anni Settanta Juliet Mitchell sostiene che la tradizione freudiana, forniva un’interpretazione del potere paterno nell’inconscio femminile. Secondo lei infatti, era ciò di cui il femminismo aveva bisogno se voleva confrontarsi con successo con l’ordine culturale del patriarcato. Sono molti i malintesi e fraintendimenti della teoria freudiana da parte delle prime femministe a cominciare da Simone de Beauvoir fino alle contemporanee Kate Millett e Betty Friedan”.
Per concludere: “Femminismo non è una parola oscena. Penso soltanto che le donne appartengano alla popolazione umana con gli stessi diritti di chiunque altro”.
-Cyndi Lauper
Nicole Rastelli
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