Ci sono tantissimi miti nella vita di tutti i giorni, molti dei quali pure invenzioni dell’intelletto umano. Uno di questi, difficile da sfatare, è quello riferentisi al non fare sesso la sera prima di una gara nel caso si fosse sportivi. Gli scienziati si sono concentrati poco su questo tipo di studi, senza mai approfondirne l’argomento, ma di recente, presso il Dipartimento di Medicina Sportiva dell’Università di Firenze, la docente Laura Stefani ha analizzato oltre 500 documenti riguardanti l’attività sessuale di alcuni atleti: i risultati da essi conseguiti in gara, lo sport praticato e l’astinenza a cui molti di loro sono stati sottoposti. Tra tutti, soltanto nove son sembrati i più attinenti all’argomento in questione, un numero particolarmente irrilevante dato che questo pensiero si è espanso nella società già nell’antica Grecia.
Proprio il medico greco Areteo di Cappadocia ha lasciato degli scritti in cui raccomandava ai ginnasti uomini di astenersi assolutamente da qualsiasi pratica sessuale la sera prima della competizione, poiché trattenere il liquido seminale all’interno del corpo serviva ad aumentarne le prestazioni. Anche Platone sosteneva questa tesi, sebbene proprio i nove studi indagati dalla Stefani non lascino dedurre nulla di tutto ciò; anzi, si presume che proprio il sesso il giorno prima di una gara serva a distendere i nervi e a placare l’ansia da prestazione tipica di un atleta. Il tutto, ovviamente, senza l’uso di bevande alcoliche o di eventuali sostanze stupefacenti, ma accompagnato da un buon riposo notturno.
Per di più, si calcola che una buona attività sessuale pre-gara non solo comporta un dispendio di energie alquanto irrisorio (circa 250-300 calorie al massimo), ma aumenta anche il livello di testosterone sia negli uomini che nelle donne. Secondo, appunto, il ricercatore israeliano Alexander Olshanietzky, fare sesso la sera prima, soprattutto per le atlete di sesso femminile e con un partner abituale e non occasionale, le aiuta a caricarsi ancora di più. Questo non lo si può dire per gli uomini, i quali, invece, vedrebbero invalidata la propria opera. È da tenere in considerazione anche il fatto che, in ogni caso, lo stato psicologico gioca un ruolo rilevante in qualsiasi circostanza, mentre a incidere su questo pensiero sarebbe, al contrario, la tipologia di sport praticato, differenziando i risultati tra quelli di squadra e quelli individuali. Insomma, in tutto ciò l’unica cosa certa è che l’eccezione non conferma la regola, anzi, molto spesso la contraddice.
Anastasia Gambera
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