Chemsex è una pratica sessuale nata in Inghilterra che, attraverso l’utilizzo di sostanze stupefacenti (quali GHB, mefedrone e cristalli di anfetamina), annulla i freni inibitori e i dolori rendendo più individui capaci di praticare orgie per ore o addirittura giorni. Da qualche mese sembra che lo chemsex si stia diffondendo anche a Bologna, in particolare tra omosessuali.
BOLOGNA – Svegliarsi con un mal di testa lancinante, dolore in tutto in corpo, desiderio di crollare sul materasso per i prossimi quattro giorni, ma soprattutto con la consapevolezza di essere totalmente ignari di ciò che è accaduto nelle ultime 24h, o negli ultimi due/tre giorni. La memoria che recupera ricordi poco a poco, forse dopo ore, alcuni dei quali, forse, non li recupererà mai. Sembra lo scenario ingigantito di una qualsiasi sbronza, ma è ciò che succede realmente dopo lo chemsex, nel migliore dei casi, s’intende. Termine coniato e diffusosi in Inghilterra, letteralmente dall’unione di chemical e sex, presuppone l’assunzione di sostanze stupefacenti quali GHB, mefedrone e cristalli di anfetamina per migliorare le proprie performance sessuali, ma soprattutto per averne da “record” se così si può dire. Infatti, la particolarità delle pratiche chemsex è che non solo riescono a rendere gli atti sessuali più lunghi del solito, protraendoli in alcuni casi per più giorni, ma, annullando ogni dolore fisico, lo rendono possibile con più partner contemporaneamente.
Negli anni lo chemsex ha raggiunto anche Bologna, infatti l’associazione bolognese LGBT Plus Onlus ha trovato ben 300 praticanti di chemsex tra settembre 2015 e giugno 2016. Ma il fattore più preoccupante è che solo negli ultimi sei mesi ben sette individui sono giunti allo sportello SERT della città per richiedere assistenza, dichiarando di avere un serio problema di dipendenza da “sesso chimico”; in più, altri quattro casi sono stati inviati a Bologna da Modena, sui quali si è espresso uno dei cofondatori di Plus, Stefano Pieralli, spiegando i dettagli: «L’infettivologia di Modena ci ha già inviato quattro casi: giovani universitari oppure uomini sposati, tra i quaranta e i cinquanta, con una doppia vita. Rispetto alla cocaina questo cocktail è molto più potente e si può anche iniettare. Dell’effetto sul lungo periodo sappiamo ancora poco, ora cerchiamo di ridurre il danno».
Secondo i dati, pare che lo chemsex sia più diffuso tra omosessuali che utilizzano come canale di contatto l’app Grindr; nello specifico, individui che non verrebbero mai classificati come classici “tipi da droga”: si tratta per l’appunto di studenti doc o uomini grandi, sposati e in alcuni casi veri e propri omofobi che, in realtà, conducono una doppia vita, trovando libero sfogo e manifestando la propria vera identità solo attraverso questa pratica. Il timore su questo fenomeno dilagante è sorto anche grazie alla creazione di un sito da parte del tossicologo dell’AUSL di Bologna, Salvatore Giancane, il quale su Piacere chimico dà la parola proprio a chiunque ne abbia esperienza, che possa raccontare anonimamente la propria dipendenza da chemsex o in generale le sue esperienze sessuali legate al mondo delle droghe. Chiunque, scorrendo per minuti o ore il sito potrà rendersi conto della realtà dura e triste che traspare dalle dichiarazioni di italiani di tutte le età e di entrambi i sessi: cioè che molti di loro non sono e non saranno mai più capaci di vivere, godere e amare il sesso senza droga.
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.