In un mondo che sta cercando di tornare sui suoi passi, riparando i danni fatti all’ambiente, anche la tecnologia deve subire una svolta. Ecco perché l’Ue sta lavorando a nuove proposte per rendere la tecnologia più sostenibile.
Da quando ne abbiamo memoria, ogni dispositivo che acquistiamo è dotato del relativo cavo di ricarica: e se non ce ne fosse più bisogno? Apple – seguita da Samsung – aveva già avuto questa idea nel 2020, quando ha deciso di commercializzare i suoi dispositivi senza caricabatterie. Scelta che non è piaciuta a molti utenti, soprattutto se consideriamo che Apple, a differenza di molti suoi competitor, continua a usare la porta lightning. Per risolvere il problema alla radice, l’Ue ha proposto di introdurre un caricabatterie universale di tipo USB Type-C, attualmente il più efficiente in commercio. Ma la proposta non si esaurisce a questo. Prevede anche che le aziende produttrici forniscano, insieme al dispositivo, dettagli sulla sua carica, in modo tale da permettere ai consumatori di capire se possiedono già caricatori compatibili. Così, sarà possibile eliminare il caricabatterie in dotazione da ogni confezione, lasciando al consumatore la scelta di includerlo o meno.
La decisione, avanzata congiuntamente da Parlamento e Commissione, aspetta ancora l’approvazione formale. Dopo di ché, entrerà in vigore entro 20 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e sarà applicata effettivamente entro 24 mesi. Pertanto, possiamo aspettarci cambiamenti concreti già nel 2023. Le nuove direttive saranno valide per smartphone, tablet, e-reader e console, e anche per alcuni accessori quali auricolari, speaker, tastiere e mouse. Caso a parte i laptop, i cui produttori dovranno adattarsi alle direttive entro 40 mesi dall’entrata in vigore ufficiale.
È sicuramente un grande passo avanti, ma l’Unione tiene a specificare che non si tratta di un punto di arrivo. Si tratta solo di un passaggio intermedio che precede la totale abolizione del caricabatterie con filo, che verrà in futuro soppiantato dalla carica wireless.
L’Ue ha davvero intenzione di rivoluzionare il mondo della tecnologia. Thierry Breton, Commissario Europeo per il Mercato Interno, ha annunciato un’ulteriore proposta di legge contro l’obsolescenza programmata, che sarà avanzata dopo la pausa estiva. «Stiamo lavorando all’eco-design per prevenire l’obsolescenza programmata di smartphone e tablet. Alcune aziende vorrebbero che cambiassimo il nostro smartphone ogni tre anni, le capiamo, ma non è il punto di vista dei consumatori e nemmeno il nostro, in termini di prendersi cura dell’ambiente».
L’obsolescenza programmata è una piaga che accompagna da sempre il mondo della tecnologia. Questo provoca ingenti danni non solo ai portafogli dei consumatori, ma anche all’ambiente. È ora di dire basta e l’Ue ha intenzione di farlo. Ma come? «Imponendo standard di affidabilità, facilità di smontaggio, incentivi alla riparazione, l’accesso a pezzi di ricambio critici e l’aumento del riciclo». D’altronde, già da marzo la Commissione sta lavorando per regolamentare questo aspetto, obbligando i produttori a fornire informazioni precise riguardo la durabilità dei dispositivi, il loro indice di riparabilità e la disponibilità di pezzi di ricambio. Per i dispositivi intelligenti, inoltre, occorrerà fornire dettagli anche sugli aggiornamenti software.
Entrambe le proposte hanno il potenziale di ribaltare il mondo della tecnologia come lo conosciamo, rendendolo finalmente inclusivo e sostenibile. L’introduzione del caricabatterie universale sarebbe preziosa per i consumatori, non solo per la sua comodità ma anche in termini di risparmio: l’Ue stima una spesa di 250 milioni di euro sull’acquisto di caricabatterie non necessari. Ma la vera svolta epocale sarebbe la risoluzione del problema dell’obsolescenza programmata. Per quanto assurda, questa pratica è diventata normalità, in quanto adottata come prassi dai grandi produttori. Non dovrebbe affatto esserlo: nel 2022 avere uno smartphone non può più essere un lusso. Non solo è fondamentale possederlo, ma anche avere delle buone prestazioni per accedere a tutti i servizi digitali. E non tutti possono permettersi di spendere cifre che vanno dai 300 ai 1500€ ogni 3 anni, per un capriccio dei produttori.
Oltre ad alleggerire le nostre spese, l’introduzione del caricabatterie universale alleggerirà anche il nostro impatto sul pianeta: ogni anno vengono smaltite 11mila tonnellate di caricatori non utilizzati. Per non parlare della logica dello spreco insita nell’obsolescenza programmata. Per i produttori è molto più conveniente indurci ad acquistare un nuovo smartphone ogni 3 anni piuttosto che fornire assistenza e favorire l’acquisto di dispositivi ricondizionati… ma non lo è affatto per l’ambiente, su cui gravano oltre 4 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Sono fin troppe le aziende che si riempiono la bocca di termini come “inclusività” e “sostenibilità”, mentre continuano a portare avanti politiche tutt’altro che inclusive e sostenibili. Se vogliamo davvero dire addio a inquinamento e divario digitale, una regolamentazione del genere è più che necessaria e va eseguita al più presto.
Alice Maria Reale
Fonte immagine: Wikimedia
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.