Con Internet, molte di quelle cose reputate assolutamente illecite sembrano aver trovato lo sdoganamento che cercavano. Soprattutto per via della facilità con cui, adesso, riescono a circolare sulle varie piattaforme di riferimento. Ciò di cui si parla in questo caso è la droga, nello specifico cannabis, LSD ed ecstasy. Secondo uno studio – riportato su Focus – svoltosi presso alcune università australiane e inglesi, attraverso un campione rappresentativo di 358 tossicodipendenti si è potuto appurare che, oggi, i mezzi principali dello smercio di droga stanno diventando sempre più le applicazioni.
Snapchat, Kik (app simile a WhatsApp), Wickr e Instagram sono, ormai, tra quelle più utilizzate dai pusher in circolazione. Già, poiché permettono un approccio particolarmente sicuro con il cliente, nonché con gli spacciatori di sostanze stupefacenti. Nondimeno, ognuna di queste applicazioni ha un ruolo ben preciso all’interno di questo campo: Instagram funge da mercatino per mezzo di cui individuare il trafficante migliore; Snapchat per scambiarsi messaggi di posta elettronica a eliminazione automatica (come una sorta di Mission Impossibile) tra acquirente e venditore; Wickr e WhatsApp per concordare un punto d’incontro fisico in cui avverrà lo scambio; e le app di dating, sfruttanti la geolocalizzazione, che attraverso determinate emoji rendono l’idea.
In generale, si preferisce ancor oggi acquistare narcotici presso gente di fiducia (parenti e amici), e sebbene lo smercio tramite app stia evolvendosi sempre più – per via della possibilità offerta soprattutto da applicazioni come WhatsApp che godono di sistemi crittografici difficilmente intercettabili – a volte vige più una sorta di diffidenza verso l’offerta in questione dovuta alla paura di essere arrestati per uso o traffico. Purtroppo, come qualsiasi cosa nata con l’intento di offrire svago e diletto, anche queste applicazioni stanno assumendo contorni cupi tipici del deep web. O li hanno già?
Anastasia Gambera
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