Un metaverso all’insegna della realtà virtuale, visori, ologrammi… Tutto questo fino a qualche anno fa sembrava impossibile e adesso è quasi realtà. Ma siamo davvero pronti?
Meta non è un semplice rebranding della società per azioni di Mark Zuckerberg. È un progetto molto più ambizioso, che si propone come apripista di una nuova generazione di internet. Le aspettative sono molto alte (e anche gli investimenti fatti), ma il sogno di Zuckerberg riuscirà a fare i conti con la realtà?
Meta è molto più di un “cambio di nome”. Il successore di internet, così lo ha definito il CEO Mark Zuckerberg, a capo di questo ambizioso progetto.
L’obiettivo è quello di rivoluzionare il web, facendo un grande passo avanti rispetto alle ormai ben note piattaforme social. Creare un metaverso, un vero e proprio universo virtuale sempre più immersivo e simile alla vita reale. È sicuramente un obiettivo molto pretenzioso, ma Mark si dichiara pronto a portarlo avanti con l’aiuto non solo della sua azienda, ma di tutta la comunità tecnologica.
«This is going to be fun» – così recita il primo spot di Meta, che ritrae un gruppo di adolescenti che, durante una visita al museo, si ritrovano immersi in un dipinto 3d. È proprio questa la mission di Meta: rendere l’utente del web protagonista, in un’esperienza immersiva che coinvolge tutti i sensi grazie alla tecnologia VR. Meta sarà infatti accessibile attraverso i visori di Oculus VR, azienda leader nel settore acquisita da Zuckerberg già nel 2014.
Il metaverso andrebbe a intaccare tutti gli aspetti della nostra vita: dalle conferenze, già digitalizzate durante la pandemia, al gaming, alle criptovalute… Tutto convergerebbe nel grande universo virtuale firmato Zuckerberg.
Gli entusiasti vedono Meta come un’utopia diventata realtà: una tecnologia che permette alle persone di mettersi in contatto in modo ancora più forte, a prescindere dalla distanza che le separa. Insomma, sarebbe la massima realizzazione della mission iniziale di Facebook (made to connect). Gli scettici, invece, temono il realizzarsi di una realtà distopica dove il virtuale soppianta il reale. Al di là degli estremismi, ciò che è certo è che si tratta di un grandissimo passo avanti per la tecnologia che è già suscitato l’interesse di molti stakeholders.
Molti lamentano che le tecnologie che stanno alla base di Meta sono ancora molto giovani: gli avatar che dovrebbero rappresentare gli utenti sono ancora molto simili ai cartoni animati e ci sono ancora molti aspetti da testare. Tuttavia, Meta dispone del capitale (anche umano) necessario per far fronte a questi problemi. Ciò che desta più preoccupazioni, invece, sono le questioni etiche che vi stanno dietro…
Critiche molto forti sono state avanzate da uno dei più grandi investitori della storia di Facebook: Roger McNamee. L’investitore, che fu uno dei primi a credere nel progetto di Zuckerberg, si mostra ora molto sfiducioso nei confronti di Meta e prospetta un vero e proprio disastro: «Facebook avrebbe dovuto perdere il diritto di prendere scelte autonomamente. Dovrebbe esserci un regolatore che dia una pre-approvazione per tutto quelli che fanno. I danni che hanno già fatto sono incalcolabili. Un regolatore o policymaker non potrebbe mai consentire a Facebook di operare nel metaverso o di entrare nel mondo delle criptovalute.»
La sfiducia di McNamee non è del tutto infondata. I social sono di per sé difficili da gestire, in primis Facebook che viene da un 2021 disastroso: falle in merito alla sicurezza, disinformazione, odio online, polarizzazione politica… Tutte problematiche cui l’azienda statunitense non è ancora riuscita a far fronte.
I primi casi spiacevoli si registrano sulla nuova piattaforma social VR Horizon World, firmata Meta, dove una beta tester è stata “abusata”. La donna ha denunciato l’accaduto e ha mostrato la sua preoccupazione a riguardo.
Non sarà un po’ prematuro, con tutte queste problematiche ancora irrisolte, pensare già a un intero universo digitale con dimensioni esponenzialmente maggiori – e quindi esponenzialmente più difficile da gestire?
Alice Maria Reale
Fonte: Flickr
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.