Oggi fare l’influencer non è solo un lavoro a tutti gli effetti, ma è anche il più ambito: flessibile, ben retribuito e pieno di vantaggi. Ma, nel concreto, cosa serve per diventare un’influencer? Una buona dose di creatività, capacità di creare un legame con i propri followers e magari essere coadiuvati da una buona agenzia. Insomma, è una carriera abbastanza accessibile che non richiede grandi prerequisiti… neppure il semplice fatto di esistere. Lil Miquela, prima influencer virtuale al mondo, ne è il perfetto esempio.
Pelle dorata, frangia, lentiggini e piccolo diastema tra i denti, il tutto abbinato a un abbigliamento streetwear in linea alle tendenze del momento. Miquela Sousa, “in arte” Lil Miquela, è una bellissima influencer, modella e cantante californiana. Ma, prima di essere tutto ciò… è un robot. O meglio, è il risultato di complesse immagini elaborate al computer, con una tecnologia talmente sofisticata da trarre in inganno chiunque entri nel suo profilo. Scorrendo i vari post, dove Miquela sfoggia i suoi ouftit nelle zone più chic di LA, è impossibile non chiedersi se sia effettivamente vera. No, non lo è affatto, anche se spesso appare nei suoi scatti insieme a persone in carne e ossa: da Millie Bobby Brown a Bella Hadid, con cui ha collaborato per una pubblicità per Calvin Klein. Ha addirittura un ragazzo, Nick.
Il profilo Instagram @lilmiquela è stato creato nel 2016 e ha raggiunto il milione di followers in appena 2 anni. Oggi la community di Miquela si è ulteriormente allargata, ospitando oltre 3 milioni di utenti.
Miquela non esiste, ma ciò non le ha impedito di competere seriamente con le sue colleghe. Oltre i milioni di followers e like su tutti i social – da Instagram a Youtube – Miquela si è dimostrata un’influencer a 360 gradi, attiva anche al di fuori del campo della moda.
Chi sceglierebbe un robot come sponsor dei propri prodotti? Sorprendentemente, molte aziende hanno trovato quest’idea interessante. Tra questi troviamo brand celebri come Balenciaga, Prada e Chanel, che hanno individuato Miquela come un perfetto volto virtuale del loro brand.
I social di Miquela sono incentrati su moda e lifestyle, ma non solo: la modella è sempre stata una vera e propria attivista sociale. Per intuirlo basta dare un’occhiata al suo profilo Instagram, dove nella bio spicca l’hashtag #BlackLivesMatter. Il razzismo, però, non è l’unica causa che ha a cuore. Miquela si è spesso espressa a sostegno della comunità LGBTQ+, lottando attivamente a loro fianco.
La stessa Miquela si definisce – prima che influencer – musicista: «Mi piacerebbe essere descritta come un’artista o cantante, o comunque qualcosa che rispecchi quello che faccio, invece che concentrarsi sulle qualità superficiali di quello che sono». La modella-robot, infatti, pur non potendo fare concerti (per ovvie ragioni), non ha rinunciato alla carriera musicale. Già nel 2017 è stato pubblicato il primo singolo Not Mine che è stato solo l’inizio di una fortunata carriera. Ancora oggi, dopo 5 anni, continua a fare il boom di ascolti sia su Spotify che su YouTube.
Di solito idee del genere suscitano molto scalpore nell’immediato, ma difficilmente resistono alla prova del tempo. Lil Miquela, invece, è riuscita a guadagnarsi un posto stabile nei feed degli utenti, creando attorno a sé una community fedele. Tutto questo è stato reso possibile dall’intero team che sta dietro l'”influencer”. Il fortunato progetto è attualmente in mano alla Brud Company, azienda statunitense specializzata in AI e robotica. Ma non solo: c’è chi si occupa dell’elaborazione delle immagini, chi cura i social e il relativo posizionamento strategico, chi la carriera musicale… Insomma, Miquela è un potentissimo strumento di marketing in mano alla Brud Company che, con una manciata di pixel, ha creato un vero impero: si parla di guadagni che superano i 9 milioni di sterline l’anno.
Come già accennato, Miquela è un’influencer a tutti gli effetti: ha un’agenzia, collabora con marchi importanti e fa sponsorizzazioni. Tuttavia, non gode dello stesso status delle influencer, a partire dal fatto che non ha un corpo sul quale testare i prodotti che sponsorizza (prerogativa fondamentale in un adv). È proprio per questo motivo che in molti hanno accusato l’account di fare pubblicità ingannevole. Il tutto aggravato dal fatto che l’azienda non si è mai espressa riguardo la modalità di elaborazione delle foto: i capi che Miquela mostra nelle foto sono reali o ricreati al computer? Osservando bene il suo feed si può notare come i vestiti che indossa siano fin troppo realistici per essere immagini digitalizzate. D’altronde realizzare ex novo ogni foto, con gli outfit più disparati, sarebbe una spesa troppo ingente sia in termini di tempo che di denaro. Ecco perché è stata avanzata l’ipotesi che l’azienda usi come base per i suoi post le foto di una modella in carne e ossa. Niente più che ipotesi, dato che la Brud Company gioca molto sull’aura di mistero che si è creata attorno a Miquela e non intende rivelare ulteriori dettagli.
Il fatto che Miquela sia così attiva sul versante sociale è encomiabile, in quanto il team che vi è dietro sta sfruttando la sua visibilità per sensibilizzare su cause importanti… ma, per certi versi, fa storcere il naso: se consideriamo che Lil Miquela è prima di tutto uno strumento di marketing, sembra proprio che le cause sociali promosse vengano strumentalizzate per perseguire gli interessi della start-up. Ad esempio, in occasione della collaborazione con Gigi Hadid per CK (dove le due modelle sono state ritratte in uno scatto in cui si baciano) la stessa azienda è stata costretta a scusarsi pubblicamente dopo la pioggia di accuse di queer baiting.
Insomma, quella di Miquela è senza dubbio un’idea geniale per fare hype, non solo a beneficio della compagnia che la gestisce, ma anche dei brand che collaborano con lei. Ma, a un occhio più attento, il successo di Lil Miquela appare terrificante. È la perfetta incarnazione della strumentalizzazione degli influencer, che pur di guadagnare sono costretti ad abbandonare i propri gusti, la propria individualità e persino il proprio aspetto fisico, ricorrendo a ritocchi per apparire perfetti e omologarsi ai gusti del pubblico. Con l’unica differenza che Miquela nasce come strumento in mano a chi vi è dietro, che la gestisce in base ai propri interessi. E il fatto che stia avendo un successo così forte e duraturo fa pensare che non rimarrà l’unica a dominare la scena dei virtual influencer. Se così fosse, occorrerà senza dubbio una legislazione specifica che possa tutelare i consumatori anche da questo tipo di pubblicità e che definisca a chi imputare la responsabilità delle azioni di un personaggio pubblico che non esiste.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.