Quanti anni ha il nostro cellulare? Il nostro più caro amico ha esattamente 45 anni. Il primo ad aver effettuato una telefonata da un dispositivo senza fili, un Motorola DynaTac, fu l’ingegnere americano Martin Cooper, il quale chiamò un suo diretto avversario, probabilmente, per insultarlo. Il primo cellulare della storia pesava un chilo, aveva una batteria della durata di 35 minuti ed esigeva ricariche di 10 ore l’una.
“Non male” come inizio (si potrebbe dire), ma il telefono cellulare, in realtà, era riservato principalmente alle persone ricche. Difatti, coloro i quali ostentavano il proprio benessere lo facevano principalmente circolando con questi mastodontici telefoni pesanti e particolarmente costosi – oltre, ovviamente, a possedere elicotteri, macchine di lusso eccetera –. In quegli anni si utilizzava la tecnologia Tacs, in grado di supportare solo poche linee; poi nacque il Gsm e il cellulare cominciò a diffondersi ulteriormente, ma sempre e solo tra i ricchi. Fino al 1992, lo si considerava un oggetto status symbol, identikit di una classe di persone più in vista rispetto al comune cittadino. Ma dal momento in cui arrivò sul mercato il Nokia (in particolare), il cellulare mutò i suoi scopi di utilizzo.
Come riporta Wired, non lo si utilizzava più solo per chiamare un numero e parlare con una persona, era diventato possibile anche inviare sms, messaggi in cui non era necessaria la voce. E a poco a poco, il cellulare si è perfino trasformato in smartphone, passando dall’essere un apparecchio pesante all’essere gigante e leggero, nonché imprescindibile, soprattutto da quando Internet è entrato a far parte della vita delle persone. Insomma, l’escalation dei dispositivi mobili è stata progressiva, passando da status symbol a oggetto comune (o quasi, dati i costi).
Anastasia Gambera
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Anastasia è una studentessa in Scienze e Lingue per la Comunicazione, ama la musica degli anni 70’, 80’ e 90’; possiede, infatti, un repertorio mentale senza eguali. Innamorata pazzamente del suo ragazzo, sassofonista e con la passione per la scrittura, vorrebbe diventare una giornalista, una calciatrice e, forse, anche una mamma spericolata.