Se dal 2000 il numero di artisti di strada in Italia è in costante crescita, è vero anche che molti di loro scelgono di emigrare all’ estero per ricevere maggiori garanzie. «Qui in Italia gli artisti di strada vengono visti come poco più che dei mendicanti, lì ti considerano un artista a tutti gli effetti» è quanto ritiene Alessandro, giovane giocoliere. A rendere difficile l’attività dei busker nel nostro Paese, sarebbe, secondo alcuni, un’eccessiva sproporzione tra una copiosa quantità di regole e la mancanza di altrettante tutele.
Fino al 2001, anno di abrogazione dei primi due commi, a rigore dell’articolo 121 del TULBS, i mestiere ambulanti di saltimbanco, cantante, suonatore erano tra quelli che non era permesso esercitare «senza previa iscrizione in un registro apposito presso l’autorità locale di pubblica sicurezza». Proprio per semplificare i procedimenti relativi all’ottenimento delle autorizzazioni, è invece oggi lasciata ai singoli Comuni la possibilità di deliberare in materia. Ne deriva, però, un sistema poco omogeneo, in cui si distinguono regioni più repressive e altre, quali il Piemonte e la Puglia, più disponibili. In alcune città, ad esempio, gli artisti di strada non possono esibirsi davanti a chiese o ad altri luoghi sacri, oltre che in zone specificamente stabilite, mentre in altre è permesso loro di svolgere l’attività soltanto per alcune ore al giorno o per alcuni giorni al mese o per alcuni mesi all’anno e, in quasi tutti i casi, devono rispettare orari e determinate postazioni (a Milano già nel 2012, prenotabili tramite una piattaforma online con un solo click).
Proprio negli scorsi giorni, è stato approvato a Cagliari un nuovo regolamento per gli artisti di strada del luogo. «Il regolamento ha innanzitutto l’obiettivo di sostenere e valorizzare tutte le forme di espressione artistica praticabili negli spazi urbani: dalla giocoleria alla musica, dalla pittura alla fotografia. Oltre a valorizzare e riconoscere le professioni degli artisti, l’attuale amministrazione ritiene che la pratica delle arti di strada possa contribuire allo sviluppo del territorio, valorizzando i luoghi nei quali vengono praticate», spiega Francesca Ghirra.
Non di rado, però, le varie disposizioni non vengono osservate e, di conseguenza, le multe sono frequenti. E se c’è chi, come è successo di recente a Michele Lupo, viene economicamente aiutato a rispondere della sanzione dai propri fan, c’è anche chi, come Fabio, musicista romano, dichiara ai microfoni di Radio Cusano Campus che non le pagherà mai. Fabio ha fatto il conservatorio e oggi per le vie della capitale fa commuovere numerosi turisti, ruiscendo spesso a guadagnare fino a 100 € durante un’ora di esibizione. Si tratta di solo uno dei molti che hanno scelto la strada, una propria, senza trovarcisi per necessità, perché «Roma è bellissima e vista dagli occhi di un’artista di strada ancora di più».
Allo stesso modo non mancano, e non sono mancati nel corso degli anni, coloro per cui la strada può definirsi la culla del sogno di un successo artistico non raggiunto, sebbene siano anche molti, al contrario, i professionisti affermati, i quali ormai il bisogno o la curiosità di esibirsi fra le vie – anche quando non vengono riconosciuti e devono adattarsi alle norme vigenti per gli altri colleghi. Ciò che cercano è il contatto con la gente, che diventa scenografia dell’opera stessa; ciò che affascina è la capacità dell’arte – e dell’uomo, che dell’arte si nutre – di riuscire per qualche istante ad intrecciarsi con le vite dei passanti, ripaganti lo spettacolo, oltre che materialmente con libere offerte, anche e soprattutto con lo stupore negli occhi. Un po’ come accade per il leggendario pianista sull’oceano di Baricco, dunque, gli artisti di strada, quelli veri, al momento dell’esibizione, fermi in un punto guardano passare il mondo davanti a loro, lo spiano e «gli rubano l’anima».
Concetta Interdonato (articolo e foto)
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