Victor Osimhen si è finalmente consacrato come uno dei miglior attaccanti nel panorama mondiale. Arrivato a Napoli con la nomea di sconosciuto, passo dopo passo si è ritagliato un posto speciale nel cuore dei tifosi. Sotto l’ombra del Vesuvio, l’attaccante nigeriano è divenuto il primo calciatore africano a vincere la classifica marcatori. Dalla maschera, ai gadget, fino alle torte e con la vittoria del campionato, la storia di Osimhen sembra la sceneggiatura di un film.
L’uomo mascherato, la pantera nera, o come lo chiamano in nazionale humble Victor o le petit Didier. Quel giocatore che non aveva mai convinto del tutto i tifosi partenopei. Sì, perché gli inizi non sono stati così memorabili tra vari infortuni, con anche la complicità dello zampino del covid, e i suoi comportamenti da bambino viziato in campo. Nessuno quindi avrebbe immaginato che il terzo anno del nigeriano sarebbe stato così straordinario.
Nato nell’ex capitale della Nigeria, Lagos, che conta oltre 21 milioni di abitanti, Osimhen si è dimostrato talentuoso fin da sempre, fu il Wolfsburg ad accorgersi delle sue qualità. E, ironia della sorte, proprio in Germania non riuscì ad ambientarsi bene. Così parte per il Belgio, destinazione Charleroi; Francia, destinazione Lille; ed infine Italia, destinazione Napoli.
E proprio sotto l’ombra del Vesuvio che l’attaccante nigeriano è divenuto il primo calciatore africano a vincere la classifica marcatori.
Una foto di Lagos di notte
La sua è un’infanzia come tanti bambini nati e cresciuti come lui in condizioni precarie in paesi con tanti problemi da affrontare. Il piccolo Victor, infatti, è cresciuto in un quartiere di Lagos chiamato Olusosun nei pressi di una discarica e per aiutare la famiglia vendeva acqua e bibite ai semafori. In una di quelle discariche trovò delle scarpette da calcio che gli permisero così di trovare una valvola di sfogo dopo il lavoro e di seguire le orme del suo idolo: Didier Drogba.
Una storia la sua che sembra una sceneggiatura di un film di Nollywood.
Per chi non lo sapesse, Nollywood è l’industria cinematografica nigeriana. Termine coniato in senso sarcastico da Norimitsu Onishi, giornalista nippo-canadese, il quale ne parlò su un articolo pubblicato sul New York Times. Una presa in giro delle produzioni cinematografiche provenienti dalla Nigeria che non scoraggiò il cinema nigeriano. Il termine Nollywood diventò un vero marchio di fabbrica e punto di riferimento sia per la Nigeria, ma anche per l’intera Africa. Un fenomeno culturale.
Durante le riprese di un film nigeriano
Nigeria e Lagos sono sempre emblematici per l’intero continente africano. Se si pensa all’Africa, si pensa all’Africa nera, e quindi alla Nigeria, per poi collegarla con gli altri stati sub-sahariani. Il cinema nollywoodiano, cui non eccelle troppo per qualità visive tra foto e video.
Nato negli anni ’60, il cinema nigeriano ha da subito trovato problemi con varie produzioni a causa dei costi ma anche per l’inesperienza. Il governo, però, ha da sempre finanziato registi e produttori affinché riuscissero a regalare al pubblico trasmissioni con il solo scopo di intrattenere. Ad oggi Nollywood realizza oltre 1500 film all’anno.
I temi spaziano di ogni tipo: dal carattere sociologico, alla commedia, dal soprannaturale fino alla religione; tema cui il paese nigeriano è nettamente diviso. Il che lo rende uno degli stati più difficili da amministrare. Difatti capita che vengano realizzati dei film faziosi riguardo la religione.
Basti pensare che la Nigeria è diviso in tre parti dal punto di vista delle etnie e delle religioni le quali hanno un rilievo più importante. Al nord ci sono gli hausa i quali sono maggioranza musulmani; nel sudest gli igbo, maggioranza cristiani; e nel sudovest gli yoruba, i quali si dividono tra musulmani e cristiani. E Osimhen fa parte proprio dell’etnia yoruba.
I tre anni di Victor Osimhen a Napoli sarebbero perfetti per realizzare una produzione cinematografica su di lui, o ispirata a lui. Una trilogia alla Goal, dove l’attaccante partenopeo prende il posto di Santiago Muñez. Il terzo film sarebbe l’apoteosi, la ciliegina della torta: la conquista del campionato con il Napoli, il quale non lo vinceva da trentatré anni, e la vittoria della classifica marcatori.
Il primo anno ottenne i premi sia di calciatore nigeriano dell’anno che di attaccante nigeriano dell’anno. E la nazionale nigeriana possiede degli interpreti di tutto rispetto nel panorama calcistico africano, ma che purtroppo fa fatica a decollare.
Un attaccante che per trovare un bagliore di luce nei suoi momenti di smarrimento aveva bisogno di un traghettatore, di un pastore. L’uomo in questione è Luciano Spalletti, il quale arriverà sulla panchina del Napoli al secondo anno del nigeriano. Se il primo anno, quindi, è servito a testare i campi della Seria A, già dal secondo anno i numeri hanno raggiunto una quota importante per un attaccante.
Il suo secondo anno, tra l’altro, lo ha visto vittima di un duro scontro con il difensore slovacco Skriniar, il quale gli provocò varie fratture allo zigomo, e che da quel momento lo costrinse a scendere in campo con una maschera. Una maschera che non toglierà nemmeno dopo la guarigione.
Nonostante due mesi fuori per infortunio, lo vedrà vincere nuovamente i due premi citati in precedenza, e sarà votato anche come miglior giovane della Serie A. L’anno dopo, l’anno dello scudetto, persino come miglior attaccante della Serie A. Osimhen è diventato il primo calciatore sia africano che nigeriano a vincere la classifica marcatori, 26 gol, ma anche colui che ne ha realizzate di più in Serie A: 50.
Per non parlare poi dei tributi dedicati a lui come ad esempio la torta Osimhen. Una torta al cioccolato con un ripieno di caramello, con da un lato la maschera e sopra dei granelli di cioccolato bianco i quali simboleggiano il colore dei suoi capelli. L’immancabile statuetta presente sulle bacheche dei presepi di San Gregorio Armeno, una pizza, ed altri tributi alla sua maschera.
La torta Osimhen
La stagione di Victor Osimhen ovviamente non è solo opera sua, ma opera di un collettivo ben formato e affiatato. Con il georgiano Kvaratskhelia ha formato una delle più belle coppie offensive di questa stagione, con il supporto alternato di Lozano e Politano. Tutta la squadra ha cercato di farlo segnare in modo: 31 reti e 5 assist in 39 presenze. Una stagione da ricordare e da raccontare.
Fonte statistiche goal e assist: transfermarkt
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.