Sono passati ben 30 anni da quando, il 16 giugno 1986, gli Smiths pubblicarono il loro terzo disco in studio: The Queen Is Dead. L’album rimane il capolavoro della band britannica costituita da Morrissey alla voce, Mike Joyce alla batteria, Johnny Marr alla chitarra ed Andy Rourke al basso. Formatosi nel 1982 a Manchester, il gruppo è stato definito da un sondaggio del 2002 della rivista New Musical Express, il più influente di tutti i tempi.
The Queen is dead è un album che parla della monarchia inglese e della regina Elisabetta II, lo stesso argomento oggetto di un altro storico album del 1976 della band Sex Pistol, ovvero God Save The Queen. Quest’ ultimo fu una rivoluzione per la politica del tempo, difatti la band volle, con questo album, esprimere una chiarissima critica al governo della Regina. Di un tono più ironico, invece, fu il disco degli Smiths, che in realtà sembrò poter essere un mix di allusioni, come: Frankly Mr. Shankly dedicata a Geoff Travis della Rough Trade, reo di non aver voluto concludere il contratto con la band; I Know It’s Over, riflessione sulla vita in chiave esistenzialista e Some Girls Are Bigger Than Others, dedicata ai giovani e al loro sguardo disincantato verso il mondo.
Ma nel citare le varie canzoni che compongono il disco, verrebbe da dire che il vero capolavoro che, ancora oggi, dà luce all’ intero album è il brano There Is a Light That Never Goes Out, divenuto forse il simbolo della musica degli Smiths. Con questa canzone, difatti, la band scava nell’ animo dei giovani non solo inglesi, in cui la tragedia si colora con l’ humor, trasformando il sentimento in un romanticismo tragico ed espresso con una grandissima carica poetica che permise ai componenti della band di farne, per il resto del tempo, il loro incontrastabile capolavoro.
Nancy Censabella
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