I David di Donatello sono il riconoscimento cinematografico più importante d’Italia. In questa edizione del 2025, la settantesima, si è assistito al trionfo assoluto di Vermiglio, mentre dentro e fuori il red carpet sono impazzate polemiche di carattere politico ed economico.
Alla vigilia, quattro pellicole avevano fatto incetta di nomination.
A quota 15, “Parthenope” di Paolo Sorrentino e “Berlinguer-La grande ambizione di Andrea Segre”; un gradino sotto, a 14, “Vermiglio” di Maura Delpero (film d’esordio) e “L’arte della gioia” di Valeria Golino.
Tra gli altri prodotti, da sottolineare lo scintillante esordio di Margherita Vicario alla regia con “Gloria!“ (9 nomination) e gli ottimi “Familia“ di Francesco Costabile (8) e “Il tempo che ci vuole“ di Francesca Comencini (6). Delusione per il campione d’incassi “Diamanti” di Ozpetek e la miniserie “Dostoevskij” dei fratelli D’Innocenzo (entrambi a quota 2).
I pronostici davano come contendenti alla statuetta di miglior film “Berlinguer” e “Parthenope“, con “Vermiglio” come possibile outsider.
Paolo Sorrentino si presentava a Cinecittà come grande favorito per la miglior regia (“Parthenope” è tecnicamente sontuoso), mentre si profilava, per il premio di miglior attrice, un duello alla pari tra Tecla Insolia (“L’arte della gioia”) e Celeste della Porta (“Parthenope”). Sembravano invece ineluttabili la vittoria di Elio Germano come attore protagonista e di Margherita Vicario come regista esordiente.
Il preannunciato duello tra “Parthenope” e “Berlinguer – La grande ambizione”, non ha avuto luogo. Mattatore assoluto è stato “Vermiglio“, che si è aggiudicato il David per il miglior film, migliore sceneggiatura originale, la migliore fotografia, miglior produttore, miglior casting e migliore regia. Il film sul segretario del Partito Comunista di Andrea Segre si è portato a casa due importanti premi: miglior attore protagonista (Elio Germano) e miglior montaggio. Nessun riconoscimento, a sorpresa, per “Parthenope” .
Il David di Donatello per la migliore sceneggiatura non originale è stato assegnato a Valeria Golino, Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo per L’arte della gioia, capaci di restituire con forza e sensibilità la complessità e la ricchezza dell’opera originale di Goliarda Sapienza.
Maura Delpero, prima donna a vincere la statuetta per la regia (!), chiude un percorso di distribuzione molto soddisfacente. Il suo lungometraggio era stato presentato in anteprima alla 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, portando a casa un sorprendente Leone d’argento. Vermiglio è stato poi selezionato per rappresentare l’Italia ai Premi Oscar del 2025 (come miglior film internazionale), senza però riuscire a entrare nella cinquina finale. L’ingresso nella shortlist dell’Academy è comunque un grande risultato, data la presenza, in questa categoria, di pellicole dal grande impatto, come Emilia Perez (Francia) e Flow (Lettonia). Buono, visti gli standard italiani, anche il riscontro al botteghino, che ha sfiorato i 4 milioni.
Il percorso di Maura Delpero e del suo Vermiglio non può che dare speranza che, persino in un contesto bloccato come quello del cinema italiano, nuove voci possano prepotentemente emergere.
Per quanto riguarda le interpretazioni, invece, Tecla Insolia ha vinto come miglior attrice protagonista per “L’arte della gioia”, mentre Elio Germano ha ottenuto il riconoscimento come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Berlinguer.
Il premio per la miglior attrice non protagonista è andato a Valeria Bruni Tedeschi per “L’arte della gioia”, mentre Francesco Di Leva si è aggiudicato il premio come miglior attore non protagonista per “Familia”.
Il film “Gloria!“ ha riscosso un notevole successo, conquistando tre premi significativi.
A Margherita Vicario è andata la statuetta di miglior regista esordiente, oltre a quelle di miglior compositore (insieme a Davide Pavanello) e miglior canzone originale (per Il brano “Aria!”, interpretato dalla stessa Vicario).
Uscito nel 2024, il film ha debuttato in concorso alla 74ª Berlinale, dove ha ricevuto un’accoglienza calorosa dalla critica. Il lavoro di Vicario è stato particolarmente apprezzato per la capacità di affrontare con originalità e sensibilità temi sociali come il femminismo e il ruolo delle donne nel mondo della musica.
L’opera, oltre ai David, si è aggiudicata due Nastri d’Argento, due Globi d’Oro e il premio alla regia al Seattle International Film Festival.
Come preannunciato, “Anora” di Sean Baker si è aggiudicato il David di Donatello 2025 per il Miglior Film Internazionale. Il regista statunitense, presente alla cerimonia, è salito sul palco per ritirare il riconoscimento assegnato al suo film, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes e di quattro Premi Oscar.
“È un onore incredibile”, ha dichiarato Baker durante il suo discorso. “Ringrazio l’Accademia, la Universal che ha distribuito il film in Italia, e tutti i votanti.” Poi un omaggio appassionato: “Il cinema italiano mi ha formato: sono cresciuto amando il poliziottesco, la commedia all’italiana, il western, il neorealismo. Le notti di Cabiria di Fellini, girato in parte proprio qui, è stato uno dei film che più mi ha ispirato nella mia carriera.”
Il David dello Spettatore 2025 è stato assegnato a “Diamanti” di Ferzan Özpetek. Il regista è salito sul palco per ringraziare calorosamente il pubblico di oltre 2,3 milioni di spettatori che ha scelto di vedere il film in sala. Il riconoscimento, attribuito al titolo che ha riscosso il maggior consenso popolare al botteghino, premia non solo il successo commerciale, ma soprattutto la capacità dell’autore di entrare in sintonia con il pubblico.
Aldilà dei premi, questa edizione dei David ha soprattutto agito come cassa di risonanza dello stato impietoso del cinema italiano. Quella che doveva essere una celebrazione, è diventata l’occasione per denunciare, davanti alle telecamere e alle istituzioni, la crisi profonda che investe l’intera industria audiovisiva.
Non a caso, mentre i riflettori brillavano sul red carpet, a Cinecittà si svolgeva un sit-in organizzato dal collettivo Siamo ai titoli di coda. Il messaggio del gruppo, composto da lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, era chiaro: non lasciate che la vetrina dei David oscuri una realtà fatta di precarietà, disoccupazione e produzioni ferme. In tal senso, una lettera firmata da oltre duemila persone era già stata inviata al Presidente della Repubblica Mattarella.
Attori, registi e autori hanno parlato con una voce sola: mancano investimenti, ascolto e visione. Elio Germano, Pupi Avati, Margherita Vicario hanno puntato il dito contro il Governo e la paralisi dei fondi pubblici destinati alla cultura. “Il cinema è davvero in crisi — ha affermato Germano — e noi crediamo per grossa responsabilità del ministero della Cultura”.
La platea, tra cui anche la (criticatissima) sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni, ha assistito alle fenomenali stoccate di Pupi Avati, premiato con il David alla carriera: “Questa serata è bellissima, ma non assomiglia al cinema italiano. Qui c’è opulenza, fuori ci sono piccole società che stanno morendo”. Alla mancata reazione di Borgonzoni, Avati ha incalzato: “Applaudi, oh! Perché non applaudi?”.
La cerimonia ha toccato anche temi internazionali e di attualità. Germano, ritirando il premio come miglior attore, ha ribadito che “ Un palestinese la stessa dignità di un israeliano”, mentre Margherita Vicario ha lanciato un appello: “Speriamo che si investa un sacco di miliardi in arte, cultura, educazione e sanità. E un pochino meno nelle armi”.
In sintesi, la serata dei David, nel premiare i migliori film e i migliori artisti, ha restituito un’immagine vera e dolente, anche se combattiva, di un settore molto affaticato.
Fonte Foto in evidenza: www.daviddidonatello.it
Angelo Pennisi
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