Quello di Sanremo è il famoso festival musicale che celebra, sin dagli anni 50, la canzone italiana. Nel corso degli anni ha ospitato molti dei più grandi artisti del panorama musicale italiano, i quali hanno presentato canzoni che hanno lasciato il segno, come Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno e Johnny Dorelli o Perdere l’amore di Massimo Ranieri. Si tratta, quindi, di un festival storico in cui è anche possibile notare come la musica si sia evoluta nel corso degli anni, prendendo come esempio i vincitori delle ultime edizioni: i Måneskin con Zitti e buoni e Mahmood e Blanco con Brividi. Insomma, il Festival di Sanremo è finito col diventare una vera e propria tappa quasi “obbligatoria” nella carriera degli artisti italiani.
Ma la cosa bella di questo festival è che non si limita a celebrare la musica, ma vuole anche lanciare dei messaggi importanti, spesso attraverso gli ospiti invitati.
Un primo esempio è Lorena Cesarini, attrice italiana con origini senegalesi, che ha voluto fare un intervento sulla questione del razzismo, a seguito degli insulti ricevuti per essere stata scelta come co-conduttrice del festival. Dopo aver rivelato alcuni dei messaggi ricevuti, ha letto un passaggio commovente del libro Il razzismo spiegato a mia figlia, scritto dallo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun; l’obiettivo è stato quello di spiegare come il razzismo non sia una cosa innata, bensì un qualcosa che dipende dall’educazione impartita ai bambini.
«Il razzismo crede che lo straniero appartenga a una razza inferiore ma ha completamente torto. Il razzismo non ha alcuna base scientifica; esiste un solo genere umano nel quale ci sono uomini, donne, persone di colore, di alta statura o bassi, con attitudini differenti e varie. Tutti gli uomini e le donne del pianeta hanno nelle vene sangue della stessa tinta, indipendentemente dal colore della pelle, perché un uomo è uguale a un uomo».
Infine, con la frase «sono la prima nera a condurre da questo palco; sono una romana de Roma» ha voluto sottolineare il fatto che molto spesso chi ha la pelle scura in Italia viene escluso dalla comunità e non viene considerato come “un vero italiano”.
Un secondo esempio è sicuramente lo scrittore Roberto Saviano, col suo monologo sulla mafia per ricordare il trentennale degli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due simboli di coraggio.
«Oggi vengono celebrati come eroi, ma non era così quando erano in vita – ha affermato Saviano – non c’erano i social, ma c’erano già gli haters, ed erano tanti. Non riuscendo a essere all’altezza del loro coraggio, del loro talento, della loro forza, si preferiva affossarli attaccandone l’immagine. La delegittimazione non serviva ad aizzare i mafiosi contro di loro, ma serviva a creare diffidenza in chi era dalla loro parte. Il continuo fango li aveva progressivamente isolati e resi facili obiettivi. Ma il fango non è riuscito a sporcare il loro esempio».
Ed è proprio vero, perché la continua battaglia antimafia di Falcone e Borsellino è riuscita a cambiare la mentalità di alcuni. Tra questi la giovane Rita Atria, figlia di un boss di Partanna; ha deciso di rischiare divenendo una testimone di giustizia, prendendo Borsellino come guida. Egli le aveva mostrato cosa c’era al di fuori dall’ambiente in cui era cresciuta; le ha dato la possibilità di sentirsi libera anche solo per un breve momento.
«La morte di Paolo Borsellino, che per lei era diventato come un padre, la fece cadere nello sconforto; nella disperazione di credere che la mafia le avesse tolto anche questa seconda possibilità di vita. Ma Rita era stata una ragazza piena di energia; aveva compiuto una vera e propria rivoluzione, trovando la forza di raccontare quei meccanismi criminali che le erano sempre stati davanti agli occhi» – ha concluso Saviano.
Un ulteriore esempio è dato dal cantante Marco Mengoni e dall’attore Filippo Scotti, i quali hanno parlato di come possa essere tossico l’ambiente dei social; molto spesso le persone si celano dietro uno schermo offendendo gli altri, senza pesare le parole e senza comprendere quanto possano fare male.
«Una tastiera può essere un’arma…» – ha detto Mengoni – «…e va usata con umanità», ha aggiunto Scotti.
Toccante è stata anche la storia della carabiniera Martina Pigliapoco, che ha salvato una donna intenta al suicidio; dopo averle fatto un lungo discorso incentrato sul tema della famiglia, è riuscita a farle cambiare idea.
«Sono riuscita a farla riflettere sull’importanza di una mamma per i propri figli. Le ho detto che doveva pensare che io potessi essere la sua quarta figlia; per me sarebbe stato meglio avere una mamma con i suoi problemi che vivere una vita senza la propria mamma» – ha concluso la carabiniera.
Sanremo, dunque, non è solo musica.
Ilenia Mennone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.