La linea “Barbie Fashionistas” includerà una nuova bambola con sindrome di Down. Un altro importante tassello nel viaggio di Barbie verso l’inclusività.
Barbie, diva in plastica dalla bellezza senza tempo, dopo 60 anni dalla sua creazione riesce ancora a stare al passo con i tempi, allontanandosi dai rigidi canoni a cui per anni è stata legata. La Mattel ha annunciato l’inserimento nella linea Fashionistas di una Barbie con la sindrome di Down.
Grazie alla collaborazione con l’associazione National Down Syndrome Society, l’azienda ha realizzato la bambola cercando di essere il più possibile fedele alla realtà. La fisionomia del viso e del corpo è stata progettata minuziosamente, in modo tale da presentare i caratteri tipici della trisomia 21: viso più arrotondato, ponte nasale piatto e busto leggermente allungato. Inoltre, la Barbie presenta alcuni piccoli dettagli che richiamano la sindrome: la collana rosa con un piccolo ciondolo a forma di cromosoma 21 e l’outfit blu e giallo che richiama i colori della Giornata mondiale della sindrome di down. «Questo significa molto per la nostra comunità, che per la prima volta può giocare con una bambola Barbie che le somiglia», ha dichiarato Kandi Pickard, presidente dell’associazione.
Tra gli ambassador del progetto spicca il volto di Ellie Goldstein, modella affetta dalla sindrome scelta per la campagna pubblicitaria. La 21enne si è detta orgogliosa del progetto: «La diversità è importante. La gente ha bisogno di vedere più persone come me nel mondo e non nascoste».
Barbie non è solo una bambola: è un’icona pop, dalla bellezza amata e riconosciuta universalmente. È stata la compagna di giochi dei bambini di quattro generazioni, che l’hanno amata e hanno tramandato questo amore ai figli, rendendola in maniera indiscussa la bambola più famosa al mondo. La sua non è solo una storia di successo ma anche un’incredibile storia di crescita.
Oggi ogni bambino, entrando in un negozio di giocattoli, può facilmente trovare una Barbie (o un Ken) che gli somigli. Barbie di tutte le taglie, altezze e nazionalità. Barbie con vitiligine, in sedia a rotelle, con apparecchi acustici e con la sindrome di down…
Questo, fino agli anni 2000, non era contemplato dalla filosofia di Mattel. Se pensiamo alla classica Barbie pensiamo a una bambola dalla lunga chioma bionda e dal sorriso smagliante, dalle gambe slanciate e dal fisico scolpito, con le forme “al punto giusto”. Perché Barbie doveva essere prima di tutto bella, e questo era il canone di bellezza (estremamente esclusivo) a cui puntare.
Eppure, per quanto Barbie sembrasse legata indissolubilmente a questi rigidi canoni, la Mattel è stata in grado di effettuare questa lodevole inversione di rotta in modo del tutto naturale e, soprattutto, senza intaccare l’iconicità della bambola.
Lo sviluppo del bambino passa attraverso il gioco. Accudendo il proprio bambolotto i bambini imitano il ruolo genitoriale, sviluppando la capacità di role-taking. Facendo giocare le proprie Barbie tra loro iniziano a sperimentare nuovi modelli di interazione e sviluppano empatia. Insomma, il gioco è una cosa seria: è una riproduzione in miniatura del mondo reale, che permette al bambino di avere un assaggio della vita in società prima di entrarvi realmente. Dunque è un bene che esso finalmente si svincoli dai modelli rigidi e stereotipati a cui a lungo è stato legato. Avere a che fare con dei giocattoli che rappresentano il mondo in tutte le sue sfaccettature abitua il bambino alle “diversità“, facendogliele interiorizzare come normalità da accogliere e non come stranezze da reprimere.
Se quello del gioco è un mondo in miniatura è fondamentale che il bambino si senta incluso all’interno di esso. Lo spiega Luca Trapanese, padre adottivo di Alba, una bimba affetta da sindrome di Down. Ospite a Cartabianca, Luca racconta: «Oggi è un giorno speciale per Alba e per i bambini come lei. Barbie ha fatto un regalo incredibile a tutti: quello di realizzare una Barbie con la sindrome di Down. È molto importante per i bambini sentirsi accolti nel gioco e riconoscersi in esso. Alba si è subito riconosciuta nella nuova Barbie e ha voluto giocare creando tante avventure. Sono tanti i modi che abbiamo per dare possibilità a tutti di sentirsi inclusi nella vita quotidiana, per questo ringrazio Mattel per questa importante intuizione che ha un grande valore sociale. Io e Alba abbiamo partecipato al lancio della nuova Barbie in maniera completamente gratuita, ringraziamo Mattel per averci regalato questa bambola».
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.