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Aracnofobia: l’atavica psicosi dell’essere umano tra miti e leggende
18 Agosto 2022
Sala giochiTubo catodicoEntertainmentDietro le quinte

Aracnofobia: l’atavica psicosi dell’essere umano tra miti e leggende

Home » Entertainment » Sala giochi » Aracnofobia: l’atavica psicosi dell’essere umano tra miti e leggende

L’aracnofobia è, come dice la parola, la fobia per gli aracnidi. Termine, però, più comunemente utilizzato per indicare la fobia per i ragni, nonostante anche gli scorpioni, ed insetti simili, ne facciano parte. Questi simpatici, ed alcuni di loro letali, insetti esistono da miliardi di anni, e il rapporto con l’uomo è da sempre travagliato, eccetto in alcuni casi.

Innanzitutto bisogna distingere i termini paura e fobia. La paura può essere definita come una risposta ad uno stimolo che costituisce una reale ed effettiva minaccia; la fobia, invece, è scatenata dalla paura e dalle sue risposte emotive, causando angoscia anche quando il soggetto in questione non costituisce una minaccia per l’individuo.

FOBIA, FOLKLORE, MITI E DIVINITÀ

La fobia dei ragni nell’uomo, difatti, è atavica, soprattutto in Occidente e in posti dove c’è un alto rischio di pericolosità. Il morso, dove solo in alcuni ragni è presente del veleno, ha scatenato nell’uomo un certo timore, ma anche ribrezzo per la sua fisionomia.

La fobia dei ragni, pure essendo così antica, non è una cosa che si tramanda. L’aspetto del ragno ha scatenato una psicosi nel cervello dell’essere umano da causare repellenza, e in casi rari anche ansia, semplicemente guardando una foto.

Il ragno è l’essere vivente che più si avvicina al concetto di alieno. E non solo per le otto zampe pelose, i numerosi occhi, il suo secernere veleno, chi ne ha, e di lanciare ragnatele.

Il suo modo freddo e sadico di avventarsi sulle sue vittime, il suo meticoloso studio della preda e la capacità di rimanere immobile per molto tempo, alle volte anche giorni, hanno sprigionato le fobie più recondite nella mente umana. Un vero e proprio serial killer del mondo animale.

L’espressione fascino terrificante potrebbe essere un ossimoro per indicare la parola ragno. Sebbene la mente umana in alcuni casi respinge e rifiuta l’entità morfologica del ragno, allo stesso tempo anche alla persona più aracnofobica suscita fascino ed interesse.

Un esemplare di ragno pavone durante la fase di corteggiamento

Ad esempio, in Oceania il ragno è simbolo della creazione del cosmo proprio grazie alla sua peculiarità di tessere ragnatele. La ragnatela, quindi, vista come l’origine dell’universo. Invece, tra gli aborigeni australiani il ragno veste i panni del totem sempre grazie alla sue caratteristiche: «Il ragno esorta a non essere avidi, dimostrando con la sua tela che gli oggetti necessari possono anche essere belli e artistici. Inoltre, ci mette in guardia dall’amare troppo noi stessi.»

L’immagine del ragno è associato anche alla laboriosità ed al raggiungimento della perfezione. Infatti è apprezzato il modo in cui l’insetto, o se si preferisce animale, si cimenta nella sua creazione insita nella sua natura, dove in rari casi risultano anche belle da vedere.

Una ragnatela che sembra realizzata con l’uncinetto

Anche in Italia diamo spazio all’utilità del ragno. A Reggio nell’Emilia, ad esempio, si pensa che far mangiare un ragno ad una persona inferma, a sua insaputa, riesca a far guarire dalla malaria. O come la canzone di Fabrizio De André Se ti tagliassero a pezzetti, dove la ragnatela del ragno serve a cucire la pelle strappata grazie alle sue proprietà antibatteriche. Quindi anche qui il tessere ragnatele ha un aspetto positivo, che ridà vitalità al corpo ferito o lacerato.

Sempre in Italia, abbiamo la sindrome del tarantismo. Nato in Puglia nella città di Taranto, il termine nacque per la presenza di un grosso ragno noto come la Lycosa tarantula. Leggenda vuole che il morso di questa specie della famiglia aracnide abbia creato un’isteria di massa tanto da causare patologie come la depressione per giustificare particolari stati d’animo.

Il rimedio per curare tale patologia era ballare la famosa tarantella. Tutte parole derivate dall’etimologia del nome dlla città, appunto Taranto.

Uno dei miti più famosi, e forse evitati di raccontare per questioni di fobie, riguarda il mito di Aracne. Aracne, figura della mitologia greca, era una donna molto abile nella tessitura. Si diceva che avesse imparato dalla dea Atena, mentre Aracne sosteneva il contrario, ovvero che la dea avesse imparato da lei, e quindi la sfidò a duello.

La dea, adirata per un affronto simile, prima vestì i panni di una vecchietta la quale consigliò ad Aracne di ritirare la sfida, ma quando la ragazza si rifiutò, le dea mostrò le sue vere sembianze e diedero inizio alla sfida.

Aracne, dotata di una forte personalità, scelse come argomento gli amori degli dei e le loro colpe. Il risultato ne fu una satira che andava a screditare gli dei disposti a qualunque cosa per raggiungere i loro scopi. La dea Atena non la prese bene e distrusse la tela di Aracne e la colpì con la sua spola, l’attrezzo che serve per tessere la tela.

Nella disperazione più totale, Aracne tentò il suicidio cercando di impiccarsi, ma venne fermata dalla dea che la trasformò in un ragno. Una maledizione che la costrinse a tessere tele dalla bocca per l’insubordinazione dimostrata.

La trasformazione di Aracne

Una maledizione che è stata ripresa anche in uno dei canti della Divina Commedia di Dante Alighieri: «O folle Aragne, sì vedea io te, già mezza ragna, trista in su li stracci, de l’opera che mal per te si fé.»

Nella mitologia africana è famosa la divinità Anansi, chiamato anche dio ragno. Viene presentato sia come un dio ingannatore che come un eroe. Molteplici sono le storie che riguardano questa divinità, tra cui avere il potere di generare la pioggia per spegnere gli incendi nella savana.

Secondo altre fonti avrebbe creato anche il sole, la luna, le stelle e avrebbe insegnato tecniche di agricoltura agli abitanti dove è diffuso il mito, ovvero la tribù Ashanti, in Ghana.

Inoltre è anche chiamato uomo ragno, ed è stato inserito in varie opere letterarie come American Gods e I ragazzi di Anansi, entrambi dello scrittore Neil Gaiman. Oltre ad avere avuto un ruolo fondamentale anche nei fumetti dedicati a Spiderman.

Anansi in una delle sue rappresentazioni grafiche

IL RAGNO GIGANTE: LETTERATURA, FILM E VIDEOGIOCHI

Nei vari media, si è cercato sempre di raffigurare il ragno da un punto di vista negativo marcandone l’aspetto, e di conseguenza renderlo gigante. Nel folklore, il ragno dalle dimensioni irreali è spesso al centro di vari racconti con lo scopo di generare paura, terrore e disgusto.

Nella letteratura abbiamo gli esempi di Shelob per Il signore degli anelli e Aragog in Harry Potter tra i più celebri. Potremmo inserirci anche la metafora presente in La metamorfosi di Franz Kafka, ma il protagonista diventa uno scarafaggio.

Spiderman, invece, è diverso. L’idea di creare un supereroe che lanciasse ragnatele partì da una mosca e dalla capacità degli insetti di camminare sui muri. Da lì la creazione di un costume accattivante da far indossare ad un ragazzo adolescente pieno di problemi.

Il successo di Spiderman è dovuto proprio all’immedesimazione dei ragazzi. Il suo aspetto non proprio muscoloso, il suo essere impacciato e constantemente con problemi finanziari ha creato la giusta empatia con i giovani lettori. Ed anche quando usava i suoi superpoteri per salvare la città subiva continuamente critiche, metafora che fa parte del mondo adolescenziale.

Quindi, nonostante le affinità con l’insetto più odiato e temuto dall’uomo, Spiderman risulta essere uno dei supereroi più amati, anche da chi detesta i ragni. Nato ad agosto del 1962, l’uomo ragno ha da poco compiuto sessant’anni.

Spiderman in una delle tante trasposizioni fumettistiche

Riguardo ai film abbiamo esempi come Tarantola, La vendetta del ragno nero, Aracnofobia, Arac Attack – Mostri a otto zampe ed altri generi di fantascienza/horror in cui il ragno, mostrato dalle forme giganti, ha il compito di spaventare il videospettatore e far credere di rendere reali quelle paure, ovviamente a chi ne ha.

Il ragno gigante, infatti, è una delle più grandi paure che attanaglia l’essere umano. Nelle trasposizioni televisive e cinematografiche, il ragno gigante viene mostrato nei suoi minimi dettagli a cui vengono aggiunte peculiarità di varie specie di ragni. Ad esempio non tutti i ragni hanno la capacità di compiere dei salti altissimi, o, come detto prima, non tutti sono in possesso del veleno.

E proprio quell’aspetto ripugnante lo rende uno dei predatori antagonisti per eccellenza, con conseguente timore di finire nella propria ragnatela, a sua volta resa extra-large. E far compiere delle domande allo spettatore del tipo: cosa farei io se mi trovassi in una situazione del genere? Per nostra fortuna i ragni giganti non esistono.

Una scena del film Tarantola del 1955

I ragni giganti, però, trovano maggior fantasia nei videogiochi, soprattutto nei generi dark fantasy e horror. Ed è qui che la fobia riesce ad avere il sopravvento sulla persona che la possiede. Nelle trasposizione videoludiche si tende ad esagerare e ad esaltare l’assurdo, soprattutto dal momento in cui la natura del ragno è molto vicina all’immaginario sugli alieni.

Nei giochi sviluppati da FromSoftware come la saga di Dark Souls, Bloodborne e Demon’s Souls c’è un ampio utilizzo dei ragni giganti, soprattutto come boss da battere, i quali per sconfiggerli serve una grande abilità da parte del videogiocatore. I videogiochi menzionati fanno parte del genere dark fantasy.

Riguardo al fantasy, invece, abbiamo videogiochi come Skyrim e Dragon Age che, a differenza dei giochi di FromSoftware, hanno una difficoltà minore, quindi adatto a tutti. Però ci sono delle scene di ragni più grandi del solito, tra l’altro molto somiglianti tra di loro, che possono causare spaventi e sobbalzi, o come si dice da alcuni anni: jump scares. Tra l’altro Skyrim è giocato in prima persona, così come altri giochi.

Come Doom, ad esempio, dove i ragni sono presentati come esseri con la faccia da uomo girata al contrario che saltano a destra e a manca, o la serie Metro.

In Metro Exodus, sempre giocato in prima persona, già agli inizi del gioco si ha a che fare con i protagonisti di questo articolo. Ci si ritrova a camminare in una metro abbandonata interamente occupata da ragnatele e all’improvviso un ragno ti cammina sulla faccia. Scene che si ripeteranno in un capitolo chiamato il bunker dei ragni, dove qui dovremmo batterli a differenza della scena iniziale, e sono tutt’altro che amichevoli e belli da vedere.

Altri ragni sono presenti in giochi indie come Limbo, in copertina su questo articolo, o come in Brothers: A Tale of Two Sons. I protagonisti dovranno vedersela con un ragno con il volto umano di una donna. O come in Grounded, dove due adolescenti sono stati rimpiccioliti e devono sopravvivere nella loro nuova realtà contro pericoli di ogni tipo, tra cui i ragni.

Di ragni giganti abbiamo anche esempi come il primo Resident Evil, survival horror, e The Legend of Zelda: Twilight Princess. Anche se qui parliamo più di tarantole che di ragni.

Uno dei ragni affetti da gigantismo più abietti e sinistri nei videogiochi li troviamo in Star Wars Jedi: Fallen Order. Questo simpatico essere della specie Wyyyshockk lo si trova sul pianeta Kashyyyk, e nel caso stiate vagando in quelle zone può prendervi alla sprovvista da dietro aggrappandosi a voi con le sue zampe.

Nel gioco è presente un’altra specie di ragno: il ragno dal dorso velenoso. Questo ragnetto dalle dimensioni più piccole risulta essere ‘più innocuo’, ma soprattutto meno sinistro e tetro rispetto al ragno di cui abbiamo parlato prima.

Il ragno delle specie Wyyyshockk in Star Wars Jedi: Fallen Order

L’INSETTO PIÙ UTILE AL MONDO

L’atavica fobia per i ragni ha generato nell’uomo un senso di paura che trascura la caratteristica funzionale di questo insetto. Difatti i ragni ogni anno sono in grado di eliminare dalle 400 alle 800 tonnellate di insetti. Senza i ragni, il mondo sarebbe invaso da vari insetti di ogni tipo.

Sebbene quindi le rappresentazioni televisive lo mostrano come uno dei nemici numero uno dell’uomo, il ragno non attaccherebbe mai l’essere umano. Per nostra fortuna non facciamo parte della sua catena alimentare, e se anche dovesse mordere l’uomo sarà un puro caso di istinto di sopravvivenza.

Come ogni animale, il ragno morde se si sente alle strette, e se velenoso rilascia anche una leggera quantità di veleno, non sempre mortale, tramite i suoi chelicheri . Se invece ci si viene morsi da una vedova nera o da un ragno dei cunicoli, allora in quel caso bisogna correre al pronto soccorso. Per essere morsi, però, vuol dire sciaguratamente sono stati messi alle strette e hanno avvertito il pericolo.

Il ragno velenoso, infatti, non sprecherebbe mai del veleno sull’uomo dal momento in cui non è una sua preda.

LA RAGNATELA COME OGGETTO DI STUDIO

La ragnatela, proprio come il ragno, è entrata tra le figura retoriche tra cui la metafora. Un posto abbandonato, o come nei mondi post apocalittici, una città abbandonata, sarà di conseguenza invasa da ragnatele. Simbolo di un posto trascurato e non più curato, come ad esempio sono anche gli angoli delle nostre case.

A differenza di cosa si può pensare, la ragnatela ha tantissimi aspetti interessanti. Oltre a variare tra le diverse specie di ragno, questa tela risulta essere più resistente dell’acciaio, essendo molto robusta e resistente. Difatti la capacità della ragnatela di intrappolare le prede, ma anche adatta alla conservazione ed al trasporto sono notevoli.

La sua chimica è formata due filamenti di seta che sono creati da ghiandole speciali, chiamate anche ghiandole della seta, piene di proteine. Il primo tipo di filamento è formato da un liquido ghiandolare vischioso, il quale serve ad intrappolare le prede. Il secondo tipo, invece, da un particolare filo di seta, definito filo teso, di cui si è provato la robustezza, l’elasticità, la pressione e la flessibilità.

Nell’ordinario siamo soliti sentire che una ragnatela sarebbe in grado di fermare un aereo, ed in effetti è così. Anche se in quel caso ci vorrebbe una quantità assurda di ragnatele, problema infatti che sussiste.

Perché la ragnatela non solo è interessante dal punto di vista scientifico e meccanico, ma anche dal punto di vista biomedico. Già in tempi meno recenti, la ragnatela veniva usata per medicare ferite aperte, il problema si poneva quando questo materiale risultava poca reperibile dal punto di vista della quantità.

L’estrazione della tela di ragno ha bisogno di una smisurata quantità di lavoro per la produzione di bendaggi e tessuti. Deve essere intatta e non contaminata, ma soprattutto abbastanza grande da poter curare una ferita. E alle volte non aiuta nemmeno l’allevamento di ragni per procurarsi questo tipo di materiale.

Quindi da alcuni anni si è pensato di creare ragnatele in modo artificiale, in modo da non causare lo sfruttamento di questi animali tanto utili al sistema ecologico. Ci sono stati risultati positivi, ma c’è ancora lavoro da fare. Un passo avanti della scienza che metterà sotto una nuova luce la reputazione del ragno.

Simmaco Munno

 

 

 

 

 

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About Simmaco Munno

Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.

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