CATANIA – «Sin dalla nostra prima stagione abbiamo deciso di dare spazio ad autori poco “sfruttati” perché sentivamo il bisogno di fare qualcosa di nuovo». Con queste parole, dai microfoni del Teatro Sipario Blu, Paola Marchese, direttore artistico della Compagnia Pensieri Riflessi, dà il via alla conferenza di presentazione del nuovo cartellone. L’incontro culturale, introdotto dalla giornalista Elisa Guccione ed animato da David Marchese, presidente dell’Associazione Culturale, Andrea Piccione, vicepresidente, e Paola Marchese, direttore artistico, ha ripercorso le tappe della carriera teatrale della Compagnia puntando l’attenzione sulla scelta artistica di rappresentare sin dal 2010, anno della nascita dei Pensieri Riflessi, testi di Agatha Christie, Ray Cooney o Neil Simon.
Tre gli spettacoli in programmazione: Follia d’Ufficio di Alessandro Martorelli, in scena dal 19 al 20 novembre, L’importanza di essere Ernesto di Oscar Wilde, dal 18 al 19 febbraio 2017, e Tè alla menta o tè al limone di Danielle Navarro e Patrick Haudecouer, programmato per il 13 e 14 maggio. «Il nostro modo di vivere il palcoscenico – spiega Andrea Piccione – è proiettato verso il cambiamento e la ricerca sperimentale, cerchiamo sempre di soddisfare le richieste del nostro pubblico, proponendo qualcosa di diverso, donando ai nostri testi una visione internazionale, passando per il nostro teatro contemporaneo in lingua come quello di Lillo e Greg fino ad arrivare al teatro partenopeo di Vincenzo Salemme senza però trascurare il thriller e il giallo».
Grande attesa per il debutto di stagione di giorno 19 novembre con Follia d’Ufficio in cui David Marchese, Paola Marchese ed Andrea Piccione, insieme a Flavia Angioini, Luciano Leotta, Mariagrazia Cavallaro, Alberto Pulvirenti e Salvo Gulisano, con la partecipazione straordinaria di Enzo Sasso, daranno vita ad una messa in scena dal finale a sorpresa. «Tutti noi veniamo da esperienze teatrali differenti – aggiunge David Marchese –quando decidemmo di dare vita a quest’avventura abbiamo sentito il bisogno di creare qualcosa di nostro che parlasse di noi e raccontasse tutto quello che eravamo e siamo diventati come un’immagine riflessa nello specchio, aggiungendo ai vari spettacoli rappresentati quel tocco in più dato da una regia o da un adattamento magari più personale senza che snaturi il volere dell’autore».
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