Un intervento da 358.800 sterline per sbaragliare la concorrenza. Sono ben trentasei le lettere private di Giuseppe Verdi che, nella giornata del mercoledì appena trascorso, sono state acquistate dal Ministero dei beni culturali. Un blitz similare ai grandi colpi del calciomercato, insomma. Petto in fuori e tanto orgoglio per il ministro Dario Franceschini: «Abbiamo silenziosamente lavorato per far tornare in Italia questo straordinario patrimonio». Adesso il carteggio è atteso dai concittadini del maestro, a Parma, sebbene la sua destinazione sia ancora ignota.
Domanda più che lecita: cosa contenevano queste – carissime – lettere? A rispondere, tramite una nota, lo stesso Ministero: «Documentazione di grande importanza per gli studi in quanto materiale assolutamente inedito, relativo ad un arco cronologico – dal 1844 al 1851 ndr. – nel quale Verdi si confronta con impresari, interpreti e letterati, esprimendo in maniera chiarissima la sua personale concezione di teatro musicale». Un carteggio di elevato valore, dunque, che sarebbe potuto finire nelle mani di un collezionista privato all’estero.
«L’eventuale acquisto da parte di privati avrebbe sottratto al patrimonio di questo Paese una rilevantissima documentazione». Continua così la nota pubblicata nel sito del MiBACT e firmata dallo stesso Franceschini. L’asta, che avrebbe avuto luogo giovedì mattina nella Casa d’aste Sotheby’s di Londra , aveva attirato a se molti collezionisti proprio per le lettere del maestro parmigiano, rimasti letteralmente a bocca asciutta dopo l’esoso acquisto programmato dal ministro. Tra i reperti maggiormente rilevanti la bozza più antica dell’Ernani, nonché una lettera di Verdi alla moglie, in cui le parlò della Messa del Requiem, celebre composizione del 1874 dedicata ad Alessandro Manzoni.
Franceschini poi conclude: «Il carteggio sarà, quindi, imprescindibile fonte per i futuri studi sia sulla genesi di alcuni titoli, quali Alzira, Luisa Miller o La battaglia di Legnano di cui si conservano fonti molto esigue, che per la creazione di alcuni soggetti che non videro mai la luce». Proprio sugli studi su cui verteranno queste lettere, si accende il dibattito sulla destinazione finale.
Una “battaglia” tra sindaci, quella tra Federico Pizzarotti e Giancarlo Contini, primi cittadini rispettivamente di Parma e Busseto – quest’ultimo è il paese che comprende la frazione di Roncole, dove il maestro nacque. Il primo vorrebbe fortemente che la destinazione ultima sia l’Istituto nazionale di studi verdiani che, a detta dello stesso sindaco «Crediamo possa essere il luogo più idoneo non solo per conservare le carte nella terra di Verdi, ma soprattutto per valorizzarle, per studiarle ed inserirle nel piano di lavoro dei carteggi, per porle al centro di un convegno di studi e per divulgarne il valore anche attraverso un’esposizione».
Di visione totalmente differente il sindaco Contini che propenderebbe per il “ritorno a casa” dei manoscritti verdiani. «Ho già avviato un percorso che spero possa portare quelle lettere, ora, nella loro sede più naturale, qui a Busseto. Un obiettivo certo ambizioso che però potrà essere realizzato con il concorso delle forze politiche e culturali del territorio, davvero uniche, con cui mi sono già confrontato e che intendo sollecitare intorno al progetto».
Anche in questo caso, dunque, si preannuncia una battaglia politica per avere un pezzo così importante di storia all’interno delle proprie mure. Qualunque sarà la destinazione finale di tali lettere – la decisione spetterà in ogni caso al MiBACT –, la notizia di un importante testimonianza della storia italiana che torna in patria allieta in ogni caso amanti della cultura e non. Certo non saranno in pochi a contestare il prezzo d’acquisto del carteggio ma come si suol dire «La cultura non ha prezzo».
Francesco Mascali
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