Una poliziotta, un impego importante, una serie televisiva su un canale pubblico e un cliché. Così si apre il nuovo programma di Rai1 che ha come protagonista Luisa Ranieri nei panni di un’agente, con quinta di reggiseno e i tacchi a spillo.
Tralasciando il pensiero: «Ma quante poliziotte nella vita reale vanno in giro (sul lavoro) con i tacchi a spillo?», ci sono state diverse polemiche. Come mai?
L’influencer Carlotta Vagnoli ha posto diverse storie dove spiega il suo pensiero e come mai questa poliziotta con quinta di reggiseno e i tacchi a spillo sia solo una mera immagine maschilista. Infatti, l’influencer nelle sue opinioni si chiede perché nessun giornalista abbia detto: «Guarda Rai che non è proprio questa la rappresentazione calzante di donna al potere». Anzi, accusa il Messaggero per il titolo proposto come trailer: “Poliziotta Lolita, tacco 12 e quinta di reggiseno che doma una squadra di maschi“.
Ovviamente il programma è tratto da una serie di libri dell’autrice Gabriella Genisi. Anche la scrittrice ha proposto la sua protagonista nello stesso modo. Ma questo cosa significa? Che gli stereotipi sono duri a morire? Che la Rai poteva essere un po’ più avanguardista?
Ma cosa ne pensa la protagonista della nuova serie? «Vive con sana fierezza la sua femminilità, non finge di essere un uomo per avere rispetto, è priva di retropensieri. Ho scelto di accettare di interpretare questo ruolo perché è una figura moderna, proiettata nell’attualità, diversa dai personaggi più storici, che hanno caratterizzato una parte della mia carriera (da Luisa Spagnoli a Terra Promessa). Lolita Lobosco si è fatta strada da sola è autorevole e diciamolo brava, ma anche dotata di grande ironia. Incontra l’universo maschile, è vicequestore del commissariato di polizia a Bari, sua città natale dov’è appena tornata per sua scelta dopo un lungo periodo di lavoro nel Nord»
Luisa Ranieri continua dicendo: «Con autorevolezza comanda la sua squadra ma è molto simpatica. È una single convinta, è una scelta consapevole. Tutti le fanno sempre la stessa domanda: “Come mai non ha figli?” Li guarda sgomenta. Diventare madre deve essere una scelta, non bisogna sentirsi in dovere perché la società te lo impone. Lolita viene da una famiglia matriarcale è circondata da donne».
Davanti a questi due pensieri così diversi, proposti da due donne, cosa si dovrebbe pensare? Rinunciare alla propria femminilità per svolgere un lavoro da uomo non è lo stesso un cliché maschilista? E farsi definire come una poliziotta sexy che doma una squadra di maschi non è comunque uno stereotipo fallocrate?
Nicole Rastelli
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