A pochi giorni dalla fine del Festival di Sanremo, il debutto del duo siciliano sul grande schermo lancia un messaggio che, coerentemente con quello della canzone, offre utili spunti di riflessione su un mondo sempre più gravato dal peso delle aspettative.
Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, e Antonio Di Martino, sono i due cantautori siciliani che nel 2020 hanno dato vita al loro duo musicale Colapesce Dimartino. Sono stati tra i protagonisti della settantreesima edizione del Festival della canzone italiana e, con la grinta e il sound che contraddistingue le loro esibizioni, si sono piazzati al decimo posto della classifica, ottenendo anche il Premio della Critica Mia Martini.
La canzone Splash è un’analisi delicata e attenta del mondo di oggi: tra le righe del testo si parla di lavoro, di «peso delle aspettative» e di ritmi da soddisfare, di metro affollate e di frenetica vita trascorsa tra la noncuranza delle cose importanti e l’eccessiva diligenza nell’espletamento di un modello di produttività, efficienza e competitività all’interno del quale la società ingabbia ognuno di noi. A tutto questo si contrappone la voglia di «cambiare vita» e «staccare un po’ la mente», voglia che trova spazio di espressione solo nella frase di chiusura con un «tuffo nell’immensità del blu».
Se a un primo ascolto il significato può non apparire immediato, pian piano si delinea e diventa più nitido. Può essere, inoltre, rafforzato da un altro piano di lettura, quello transmediale, basato sul film La primavera della mia vita. Quest’ultimo vede il duo nel ruolo di sceneggiatori e attori e la canzone in questione ne è, tra altro, colonna sonora.
La pellicola di Zavvo Nicolosi, al cinema dal 20 al 22 febbraio, è la storia di due amici, Lorenzo e Antonio, che, dopo un periodo di attività musicale costellata da vari successi, si sentono oppressi dalle richieste commerciali e discografiche. I due giungono, per questo motivo, a una lite che sancisce la rottura del gruppo e il loro allontanamento per diversi anni. Ancora una volta, come già osservato nella canzone, sono le regole di mercato e le aspettative esterne, stridenti con la volontà dell’artista di esprimersi liberamente attraverso la propria musica, a portare l’individuo a una sorta di crisi esistenziale e a un burn-out dal quale risulta difficile uscire.
Lorenzo, dopo tre anni dalla separazione dal socio e amico, è ancora alle prese con il mondo della musica e i suoi stringenti dettami. Per sopportarne l’oppressione, fa abituale uso di psicofarmaci per tutte le evenienze. Antonio, invece, dopo un incidente, si è unito alla Comunità dei Semeniti, che pratica l’armonia con la natura e la pace interiore. I due si rincontrano per una proposta da parte di Antonio di pubblicare insieme un libro sulle leggende e gli usi siciliani: inizia, in questo modo, un viaggio per gli angoli più reconditi della Sicilia. E questo si rivela, contemporaneamente, un percorso di rinnovamento e rinascita per entrambi. Alla fine del film Antonio prenderà parte a un rito che lo vedrà trasformato per sempre in un rigoglioso albero di mandorlo.
Il tutto si chiude, quindi, con un messaggio green e ambientalista. In questo modo, il finale arricchisce di senso e fornisce una possibile risposta a quella che può essere considerata la domanda centrale tanto del testo della canzone quanto della pellicola: come e dove è possibile trovare, nel mondo di oggi, una via di uscita dal sempre crescente e sempre più opprimente «peso delle aspettative»?
È bene mettere in evidenza l’urgenza di questa domanda in una società in cui, purtroppo, si sente sempre più spesso parlare di suicidi di giovani studenti non sufficientemente supportati dal tessuto sociale e da un sistema universitario tossico, di lavoratori vittime di problematiche legate a stress e a ritmi sfiancanti, oltre che delle notevoli ripercussioni psicologiche, e non solo, che la pandemia ha portato con sé. Colapesce Dimartino pongono al grande pubblico questa domanda in modo non scontato, con un ritmo orecchiabile e con un film piacevole e divertente, invitando però a una riflessione che supera la gradevole melodia e la risata davanti ai popcorn.
Entrambi i prodotti artistici si chiudono con un’immersione, non solo metaforica, ma anche fisica, nella natura, immersione che rappresenta una possibile via di fuga dallo stress e dall’unico modello socialmente accettabile per il raggiungimento del successo. All’onomatopeico “splash” e al «tuffo nell’immensità del blu» della canzone fa da contraltare, nel film, la fusione di Antonio con le radici dell’albero di mandorlo e la sua metamorfosi in quest’ultimo. Pertanto, congiuntamente, queste immagini lanciano un messaggio che è non solo di valore, ma anche rigenerativo da un punto di vista culturale.
Carla Migliorisi
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