Correva l’anno 1983 quando arrivò nelle sale cinematografiche Vacanze di Natale, capostipite di un genere tutto italiano. Da allora, in una discesa infinita nel trash, con donne quasi sempre relegate in parti da svampite spogliate, il “cinepanettone” non smette mai di sbancare al botteghino. Perché?
Ritorna anche quest’anno, per l’abitante medio del Bel Paese, il classico “appuntamento cinematografico” natalizio: la visione di un “cinepanettone”. Il Natale 2015 vede affrontarsi in sala Vacanze ai Caraibi di Neri Parenti e il più poliziesco Natale col boss di Volfango De Biasi. Il cinepanettone ha radici profonde nella cultura italiana e, a sorpresa, per nulla trash. Il primissimo film di questa nuova categoria fu Vacanze di Natale, proiettato per la prima volta nelle sale l’antivigilia del 1983 e modellato sul Vacanze d’inverno (1959) di Camillo Mastrocinque, con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Esso aveva, in qualche modo, una propria dignità.
Il film, infatti, partiva dall’idea che il pubblico in sala, pur riconoscendosi in alcuni degli stereotipi nazionali rappresentati da personaggi che avevano il volto di Jerry Calà, Christian De Sica, Claudio Amendola e Antonella Interlenghi, fosse sostanzialmente superiore e capace di riderne. L’incasso fu di oltre tre miliardi di lire al botteghino; un film che avrebbe rivoluzionato gli appuntamenti natalizi italiani di lì ai successivi trent’anni. Registi del film furono i fratelli Vanzina che seppero, in una prima fase, giocare col grottesco e con la comicità. Ma da Vacanze di Natale ’90 in poi (la discendenza sembra quasi infinita: Vacanze di Natale ’91, Vacanze di Natale ’95, Vacanze di Natale 2000, Vacanze di Natale a Cortina…) è stato un progressivo precipitare verso il fondo.
Complici i continui status symbol dei cafoni arricchiti, il pubblico in sala piano piano ha smesso di ridere di loro e ha cominciato a ridere con loro, quasi ammirando quella volgarità ostentata, sessista, omofoba e cafona che è diventata la principale caratteristica di questo genere cinematografico. Un fenomeno tutto italiano che ha interessato persino il mondo della saggistica europea: è di Alan O’Leary il saggio dal titolo Fenomenologia del cinepanettone (Rubettino Editore) che descrive e analizza le caratteristiche semplici e ripetitive del genere: location esotiche da sogno, canzoni-tormentone rubate alle hit discotecare dell’anno, la presenza del nobile decaduto, dell’arricchito cafone, del marito cornuto, del milanese raggirato e la presenza massiccia di scene dialettali.
E ovviamente, immancabile la coppia Massimo Boldi – Christian De Sica (replicata dopo il litigio e la separazione del 2005 in vari modi: con Enzo Salvi, Ricky Memphis o Massimo Ghini al posto di uno dei due) con le loro storie parallele, goffe, grossolane e sboccate. Non meno identificativa è la presenza della bellona di turno, di cui di volta in volta cambia il volto, ma non in genere la taglia del reggiseno. Da Vacanze di Natale 2000 in poi la misura delle coppe e del lato B pubblicamente certificati diventano una sorta di “marchio di fabbrica” del lavoro di Neri Parenti & Co. L’elenco di femme più o meno fatali che hanno ancheggiato, quasi sempre svampite e discinte, sul grande schermo natalizio annovera: Sabrina Ferilli, Alena Seredova, Michelle Hunziker, Ayda Yespica, Belen Rodriguez, Brigitte Nielsen.
Gli anni Duemila per il cinepanettone non sono stati proprio brillanti: commentò così Curzio Maltese il totale flop di Vacanze a Cortina : «Il crollo di incassi del cinepanettone di Natale è forse il primo e più clamoroso segno della fine dell’epoca berlusconiana. […] Le anomalie, politica e cinematografica, hanno viaggiato in parallelo dall’inizio degli anni ’90 fino a ieri, per crollare di schianto insieme». Ma si è brindato alla loro fine troppo presto: «Il cinepanettone non è finito», tuona Neri Parenti «La memoria non si è affatto interrotta. Quest’anno molti lo attendevano». E così, la Medusa rispolvera il regista di genere, De Sica e chiama la soubrette Ilaria Spada per il gran ritorno di Vacanze ai Caraibi, al cinema dal 16 dicembre.
Perché piace allora? Il cinepanettone rappresenta in un certo senso il cinema nazionale italiano, in quanto il suo consumo avviene esclusivamente entro i confini italiani come parte di un rito annuale. Nella sua celebrazione carnascialesca di comportamenti e di valori socialmente inappropriati, questo genere offre un senso di comunità e di casa. E se lo specchio dell’anima profonda del Paese si trovasse proprio nel cinema nazional popolare?
Chiara Grasso
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