Festa antichissima, il carnevale accompagna da generazioni tutto il mondo e anche l’Italia. Maschere, costumi, colori e vecchie tradizioni si concentrano in questo periodo dell’anno, interessando tanto i piccoli quanto i grandi. Si sa poco però sull’origine di questa ricorrenza e sulle diverse forme che ha assunto nel corso dei secoli.
Carnevale di Putignano
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Il nome della festa moderna, strettamente legato al passato cristiano della penisola, sembrerebbe derivare dall’espressione latina carnem levare: questo è un chiaro riferimento a quel periodo di digiuno, dopo il carnevale, che dava inizio alla Quaresima. Vi sono anche altre etimologie quali quelle di carnualia (giochi campagnoli) o carrus navalis (i carri carnevaleschi).
Nel corso delle antiche feste greche e latine delle dionisiache o dei saturnali si sperimentava un capovolgimento dell’ordine sociale: all’insegna della dissolutezza, il padrone diveniva schiavo e viceversa. In altre feste in onore di Dioniso, le antesterie, sfilavano per le città carri rappresentanti colui che avrebbe riportato l’ordine, dopo questo ritorno al caos ancestrale.
Queste feste però avevano anche un importante valore apotropaico, ovvero di allontanamento degli influssi maligni. Il periodo interessato, a ridosso della primavera, segnava un momento di rinascita per l’intera natura e per l’uomo: questo fa del carnevale anche un ponte tra la vita e la morte, tra la terra e gli inferi.
Di fatti molte maschere italiane della cosiddetta commedia dell’arte e ispirate al teatro greco sia tragico che comico, hanno una chiara discendenza infera. Se pensiamo a figure come quella di Arlecchino o Pulcinella, il multicolore del primo e il forte contrasto nero-bianco del secondo (oltre alle inquietanti maschere) rimandano chiaramente a un contesto diabolico.
Uno dei più antichi, il carnevale di Ivrea (Piemonte) rappresenta – allegoricamente – la rivolta dei contadini contro il tiranno della città. Questo episodio pseudo-storico viene riproposto nella famosa Battaglia delle arance: i contadini “arancieri” a piedi difendono le strade dagli “arancieri” soldati nei carri; nel frattempo sfila il corteo della Mugnaia che regala dolci alla popolazione.
Il carnevale di Ivrea
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Tra i più famosi al mondo e già citato in fonti alto medievali, il carnevale di Venezia nasce dall’esigenza del doge e dell’oligarchia cittadina di concedere alla popolazione – soprattutto ai ceti più umili – un periodo di festa e scherzo: questo avveniva anche grazie all’anonimato, tanto di nobili che meno abbienti, concesso dall’utilizzo delle maschere. Una delle tradizioni più conosciute, legate a questo carnevale, è il Volo dell’angelo presso Piazza San Marco.
Una maschera a Venezia
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Celebre quanto quello della città sulla laguna, il carnevale di Viareggio (Toscana) è famoso soprattutto per i suoi grandi carri in cartapesta (alcuni anche di 20 metri) raffiguranti – in forma satirica e grottesca, spesso caricaturale e parodistica – personaggi della politica, dello spettacolo e non solo.
Un carro a Viareggio
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Una delle tradizioni più conosciute del folklore sardo è quella della Momoiada: l’occasione vede i Mamuthones (con maschere nere, pellicce e campanacci) – e gli Issohadores (con veste rossa, sa berrita – il tradizionale copricapo sardo – e lacci).
I Mamuthones
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In provincia di Catania, ad Acireale, si tiene uno dei più importanti carnevali della Sicilia. Oltre ai carri allegorici, caratteristica di questa festa è la moltitudine di fiori che decorano non solo la città, ma persino gli stessi carri detti, appunto, infiorati.
Riccardo Bajardi
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