Il primo aprile è uscito Unlimited Love, il dodicesimo lavoro dei Red Hot Chili Peppers.
Ogni uscita di un nuovo lavoro della band californiana scaturisce quella curiosità di ascoltarlo. Il loro sound peculiare, morbido e accattivante li ha da sempre resi unici. Ma per quanto la loro fama precedi gli artisti singolarmente, c’è un particolare ancora più peculiare: John Frusciante.
Il buon John entrò a far parte dei Red Hot per puro caso. Assistendo anni prima ad un loro concerto se ne innamorò a prima vista, ispirato anche dal modo di suonare di Hillel Slovak, il primo chitarrista e cofondatore dei Peppers. Alla morte di Slovak nel 1988, l’anno dopo John Aveva già pubblicato un album con la sua band preferita: il glorioso Mother’s Milk.
Mother’s Milk portò alla ribalta internazionale i Red Hot Chili Peppers, permettendo loro di pubblicare solo due anni dopo un altro album leggendario: Blood Sugar Sex Magik. Da lì iniziarono a nascere i primi malumori tra Frusciante e la band, che lasciamo scoprire a voi, e le sue conseguenti uscite.
Kiedis, Flea, Smith per quanto abbiano provato a portare avanti la band chiamando altri chitarristi tra cui Dave Navarro e Josh Klinghoffer, notavano che non era la stessa, né per loro né per chi li ascoltava. E possiamo dire che aspettare l’uscita di Unlimited Love è stato come aspettare l’uscita di Californication del 1999, quando Frusciante tornò nel quartetto. Cambia solo il periodo storico per la band. Questo vuole dire quanto Frusciante abbia legato il suo nome alla band californiana. E quanto i Red Hot si sentano orfano di egli.
Unlimited Love è un album che non porta nulla di nuovo nel sound e nello stile dei Red Hot, ma è sicuramente un buon prodotto. Prodotto dal grande Rick Rubin, l’album si apre con il singolo Black Summer. La seconda traccia Here Ever After, invece, è un pezzo in pieno stile Peppers per poi proseguire con sfumature di generi diversi tra di loro che si incastrano bene con il loro sound. Creando un connubio perfetto tra il suono moderno dell’indie folk all’hard rock con il loro stile funk e le immancabili ormai ballad.
Il risultato è di un album omogeneo che non risulta mai pesante all’ascolto nonostante le diciassette tracce.
L’inconfondibile voce soave a malinconica di Kiedis non sembra quella di un quasi sessantenne, così come i groove e i soli di basso e batteria di Flea e Smith. Ed ovviamente lo stile di Frusciante tra i suoi riff, arpeggi, assoli e i vari effetti. Un segnale che dimostra ancora una volta che i Red Hot non ne vogliono sapere di invecchiare.
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.