Dopo nove anni dall’ultimo lavoro Loud Like Love, i Placebo tornano con Never Let Me Go. Cominciato a registrare nel 2019, il lavoro era terminato già nel 2020. La band, però, ha deciso di posticipare l’uscita del proprio lavoro a causa della pandemia. Rimasti solo in due, il duo ha ingaggiato due batteristi per completare la stesura dell’album.
Never Let Me Go è l’ottavo album dei Placebo. Il disco riprende i soliti temi del concetto dei meccanismi della mente e della condizione umana, degli stati d’animo e delle emozioni negative che possono avvolgere e condannare l’essere umano. Non a caso stesso il loro nome, placebo, è preso da una sostanza.
Il disco non si discosta molto dai soliti lavori della band. Le sonorità si incrociano tra di loro mescolando il vecchio e il nuovo. I soliti riff di chitarra non particolarmente complessi ma veloci, i groove di basso e batteria e l’immancabile synth a dare la scarica di elettronica. Un disco che sembra uscito nei primi anni duemila, gli anni fiorenti della band, piacevole da ascoltare ma soprattutto coerente con le tematiche trattate.
I temi trattati si riversano su note cupe e oscure a cui la band ci ha abituato. Quel glam rock dalle tinte dark e gotiche che prende ispirazione dal post punk.
In questo album, la band inglese tende a rimarcare un messaggio preciso, ai limiti del retorico. Di come la gente usi i social, ragazzi e adulti, e di come venga usato sempre di più da una fuga della realtà. Una realtà che ormai la maggior parte delle persone vive con una costante paura dell’avvenire, un sentimento che poche volte viene, o veniva, condiviso con sincerità sui social. Il nostro dover apparire sempre felici e contenti, come se i sentimenti negativi non ci pervadino e non ci tocchino, quando invece moriamo dentro e vorremmo quel tanto agognato cambiamento per dare la svolta ad una vita monotona e grigia.
L’uso social quindi usato come metodo di distrazione. E lo stesso uso ci induce ad azioni discutibili, rimproverabili e soprattutto pericolose per noi e per gli altri.
In conclusione è sicuramente un album da acquistare ed ascoltare, un ottimo album della band con il solito rock che non invecchia e non muore mai.
Simmaco Munno
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Nato a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la letteratura, la linguistica, la musica, sa mettere le mani almeno su tre strumenti e i videogiochi. Cerca di non porsi limiti e di migliorare sempre.