CATANIA – Anche durante la 15esima edizione si è rinnovato l’appuntamento con la Kermesse di Moda Teatrale organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Catania, su iniziativa della cattedra di Storia del Costume diretta dalla professoressa Liliana Nigro. All’interno della suggestiva cornice di Villa Pantò, si è svolto un altro anno di studio e di lavoro per i numerosi allievi dell’Accademia, i quali hanno portato in passerella oltre duecento creazioni. L’elegante connubio tra moda, Storia e tematiche sociali è stato il leitmotiv della sfilata, attraverso percorsi sul ruolo della donna nella società, il racconto del martirio di Sant’Agata, il circo di Moira Orfei e i personaggi del celebre romanzo dello scrittore e aviatore gallese Roald Dahl, La fabbrica di cioccolato.
Il tema centrale dell’edizione 2016 è stato la riflessione artistico-culturale sulla precaria e difficile condizione umana in cui versano migranti ed emarginati sociali. «I costumi, gli abiti e i modelli degli allievi della “Accademia di Belle Arti” sono l’espressione libera e coraggiosa di una generazione che non accetta il compromesso e che combatte per un futuro migliore per tutti, senza distinzione di razza, sesso, religione o pensiero», ha spiegato la professoressa Nigro. Numerosi i riconoscimenti assegnati dall’Accademia ai personaggi del mondo dello spettacolo e del giornalismo che si sono avvicendati sul palco nel corso della serata. Tra questi Antonio Parrinello, fresco vincitore del Premio Pulitzer (il più importante e prestigioso riconoscimento per il mondo del giornalismo), insieme allo staff dell’agenzia di stampa britannica Reuters. Il fotoreporter catanese ha saputo cogliere con il proprio obbiettivo i sogni e le speranze di migliaia di migranti fuggiti dalla guerra e dalla miseria, e approdati sulle coste siciliane alla ricerca di un futuro migliore. «Vedere da vicino cosa accade durante gli sbarchi – ha riferito Parrinello – è un’emozione così forte che è possibile comprenderla solo vivendo un’esperienza simile sulla propria pelle. Sono davvero felice di essere riuscito a trasmettere, almeno in parte, la realtà di quei momenti».
Per la sezione Cinema e Teatro, invece, l’Accademia ha premiato l’attrice Lucia Sardo, che negli anni scorsi ha dato vita a un progetto teatrale dedicato alla condizione delle donne siciliane migranti tra gli anni Trenta e Quaranta del 1900, che contraevano il cosiddetto matrimonio per procura. Da questa idea è nata La Nave delle Spose, testo drammaturgico in lingua siciliana, scritto a quattro mani per il Teatro Stabile da Lucia Sardo ed Elvira Fusto. L’attrice ha avuto il piacere di raccontare in esclusiva ai microfoni di Voci di Città la genesi del suo lavoro.
A quali fonti storiche avete attinto per l’elaborazione de La Nave delle Spose?
«A dire la verità, non esiste un’ampia documentazione sul tema del matrimonio per procura, anche se un tempo in ogni famiglia era presente almeno una ragazza sposata in questo modo. Si trattava di donne che andavano in sposa a un uomo esclusivamente per mantenere le rispettive famiglie, in un’epoca di povertà e di emigrazione».
Si può fare un confronto tra le spose per procura e le donne migranti che ogni giorno approdano nelle coste siciliane ai giorni nostri?
«In parte sì. Queste donne, oggi, cercano di ricongiungersi con i propri compagni per costruire un futuro migliore lontano dai propri luoghi d’origine. Le difficoltà esistono, come esistevano per le spose siciliane del Novecento, ma è necessario credere nel cambiamento».
Gabriele Mirabella (articolo + photogallery)
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