Giuseppe Milici è un musicista e compositore che ha avuto l’onore di esibirsi con i più grandi artisti internazionali come Laura Fygi, Philippe Catherine e Toots Thielmans, scomparso da poco. Il 7 ottobre di quest’anno è uscito il suo nuovo album The Look of Love. Ecco cosa ha raccontato di sé e della sua carriera in questa intervista per VdC.
Giuseppe Milici, un grande talento del jazz nato a Palermo, ha iniziato a studiare l’armonica cromatica con il maestro Will Burger, la tecnica dell’improvvisazione con il maestro Larry Nash, infine il pianoforte con il maestro Bonafede. Da qui in poi, è nata la sua grande passione per la musica e ha ottenuto delle collaborazioni con Enzo Rendisi, ha poi iniziato le sue prime esperienze professionali con i musicisti Romano Mussolini e Lino Paturno. Inoltre, Giuseppe ha suonato per numerosi programmi televisivi famosi quali: Serata D’Onore, Fantastico, Uno su cento, Il Numero Uno, Festival di Sanremo, Un Natale Italiano, Novecento, I Fatti Vostri e Taratatta. Nel 1990 diviene membro della prima Orchestra Europea del jazz e ha eseguito alcune colonne sonore per la televisione nella trasmissione Porta con Gigi Proietti, Tutti i sogni del mondo con Serena Autieri e nei film Il Mago con Antony Quinn, Vaniglia e Cioccolata con Maria Grazia Cucinotta, Ninnarò di prossima uscita, LaTerraMadre, presentato al Festival del Cinema di Berlino del 2008 e infine ne Il Coraggio prodotto e presentato in Spagna recentemente.
Il musicista nel corso della sua carriera ha effettuato diversi tour in USA, Olanda, Grecia, Mozambico e Svizzera e ha registrato numerosi dischi. Inoltre, ha collaborato con svariati artisti di fama internazionale come Peter Cincotti, Fabio Concato, Gianni Morandi, Toots Thielemans, Gino Paoli, Gigi D’Alessio, Lina Sastri, Antonella Ruggiero, Amii Stewart, David Riondino, Simona Molinari, Dirotta su Cuba, Tullio De Piscopo, Fabrizio Bosso, Philip Catherine, Franco Cerri, Irio De Paola, Laura Fygi, James Newton, i Ragazzi Italiani, Gegè Telesforo, Pietra Montecorvino, Alessandro Haber, Riccardo Pazzaglia, Beatrice Luzzi, Edoardo Siravo, Beppe Vessicchio, Zoltan Pesco, Massimo Ghini, Vince Tempera e Sabrina Guizzanti. Non mancano le registrazioni a proprio nome che includono Beatles Tribute Band, Burt Bacharach Jazz Tribute, con Eliot Zigmund, Bill Moring e Mauro Schiavone. Il 7 ottobre di quest’anno, ha presentato il suo nuovo album The Look of Love con le collaborazioni di Nerio Papik Poggi e Fabrizio Foggia, in cui è incluso il primo singolo Dimmi Cos’è con Alan Scaffardi e Fabrizio Bosso. Ecco l’intervista di VdC a questo talentuoso musicista:
Cosa ti ha fatto appassionare al mondo della musica? Perché hai scelto di suonare l’armonica?
«La passione per la musica c’è sin dalla nascita; mentre dell’armonica mi affascinava l’idea di uno strumento in grado di fare grandi cose pur essendo estremamente piccolo, a tal punto da poter essere riposto in una tasca».
C’è un musicista in particolare a cui ti sei ispirato?
«Frank Sinatra, Toots Thielemans e Burt Bacharach sono gli artisti che da sempre rappresentano per me la maggior fonte di ispirazione».
Hai avuto l’onore di esibirti con grandi artisti internazionali come Laura Fygi, Philippe Catherine e Toots Thielemans. Cosa ricordi di quest’esperienza? Cosa ti ha lasciato?
«Ogni artista mi ha lasciato qualcosa, ma colui che mi ha colpito di più è stato proprio Toots Thielemans (maestro indiscusso dell’armonica) per la sua grande umanità e sensibilità».
Abbiamo ascoltato il singolo Dimmi Cos’è estratto dal tuo album The look of Love con la collaborazione di Alan Scaffardi e Fabrizio Bosso, come è iniziata?
«Con Fabrizio Bosso collaboriamo da anni e vista la mia stima per lui non potevo non invitarlo. Alan l’ho conosciuto anni fa a Roma e mi è subito piaciuta la sua voce e il modo d’interpretare, lo ritenevo perfetto per Dimmi Cos’è! Mi sento privilegiato ad averli nel mio album».
Cosa comunica per te il jazz? Come pensi che possa attirare i giovani? Cosa consiglieresti a coloro che vogliono intraprenderlo?
«Del Jazz amo soprattutto la libertà. Ritengo inoltre che tra i vari generi musicali sia tra i più interessanti dal punto vista armonico. I giovani abitualmente sono attratti da altro, ma se si sentono incuriositi consiglio loro di avvicinarsi a questa musica ascoltando le grandi orchestre: Benny Goodman, Count Basie, Duke Ellington…».
Quanto conta l’improvvisazione nel jazz rispetto agli altri generi musicali?
«L’improvvisazione, più che in altri generi musicali, è alla base del jazz ed è una caratteristica straordinaria in quanto rende l’esecutore anche compositore».
Quali progetti hai per il futuro?
«A breve sarò a Milano dove suonerò con dei miei più cari amici, nonché straordinari musicisti: Davide Corini al piano, Luca Garlaschelli al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria. Ma ho anche tanti progetti per il futuro come ad esempio uno con Neja con cui collaboro da un po’ e a breve inizieremo un tour in giro per l’Italia. Suonerò anche con Mario Rosini con cui ho da poco messo su un progetto dedicato alla musica di Stevie Wonder e ad aprile dovrei cominciare una collaborazione teatrale con David Riondino, artista con cui ho lavorato un paio di volte e che stimo tantissimo».
Katia Di Luna
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