Gli utenti che navigano online hanno la tendenza a focalizzare la loro attenzione su un numero sempre più limitato di fonti e notizie, di conseguenza diminuisce la possibilità di cambiare la propria opinione. Tutto ciò causa l’ormai nota disinformazione, uno studio lo dimostra.
Il mondo dell’informazione è cambiato, così come attraverso i social media gli stessi utenti hanno radicalmente modificato le proprie modalità di informarsi e di crearsi un’opinione stabile. A stabilirlo è un’analisi dell’equipe di fisici del Laboratory of Computational Social Science (CssLab) presso L’Istituto di studi avanzati di Lucca e dell’università Sapienza di Roma, il tutto sotto la coordinazione di Walter Quattrociocchi. Secondo lui si parla di fenomeno di polarizzazione, ovvero la concentrazione degli utenti sembra dominare il consumo di notizie sulla piattaforma facebook, ciascuno di loro tende a concentrare la propria attenzione su un numero limitato di testate giornalistiche, fonti di notizie e riviste che gli sono più congeniali dal punto di vista di valori e opinioni condivise.
Si evidenzia una strada senza ritorno, per la quale non si è più disposti a cambiare la propria opinione, tutto ciò contribuisce a rendere i social network veri e propri elementi di disinformazione, più di quanto non sia già avvenuto con le bufale: le cosiddette fake news e le notizie non pienamente verificate. Walter Quattrociocchi spiega «Abbiamo notato un effetto polarizzante, la tendenza dei social network a formare comunità segregate di utenti. La comunicazione è diventata sempre più personalizzaa, sia nel modo in cui viene proposta, sia come viene condivisa attraverso i social network. Gli utenti tendono a concentrarsi su narrazioni specifiche e a riunirsi in determinati gruppi, al fine di rafforzare la propria visione del mondo»
Il punto di vista dello studioso vale anche per le bufale che girano nei social, l’analisi che è apparsa su PNAS è, difatti, un aggiornamento dell’ultimo studio realizzato dal team di ricercatori e studiosi di Quattrociocchi che aveva analizzato la dinamica di diffusione delle cosiddette “bufale complottiste”, studiando il comportamento degli utenti in base al numero dei commenti e delle condivisioni sulla piattaforma Facebook. In materia di disinformazione è nata una vera e propria scienza, l’agnotologia, usata da un noto studioso di Stanford che spiega come essa sia lo studio della deliberata produzione dell’ignoranza. Con l’avvento di Internet e dei social media si parla di “era dell’ignoranza”, ma nonostante tutto non sono loro i veri responsabili della disinformazione, però favoriscono la propagazione rapida e di massa poiché ogni utente è prima di tutto produttore e diffusore di contenuti.
Elisa Mercanti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.