CATANIA – Una storia classica, ricca d’amore, colpi di scena e dall’alto profilo morale, la fiaba di Luigi Capuana La pianta della parola, rappresentata dalla Compagnia Buio in sala, rielaborata e diretta sul palco del Teatro Ambasciatori da Massimo Giustolisi e Giuseppe Bisicchia, in occasione del centenario della morte dello scrittore e giornalista catanese. La vicenda della piccola principessa Doralice, Floriana Renna, che ha perso la voce a causa di un brutto spavento, con i suoi strampalati personaggi come il buffo consigliere Adalberto, Giorgio Cantone, la premurosa regina madre, Marina Puglisi, il giovane principe trasformato in pianta, Alberto Crisafulli, e i due simpatici e improbabili imbroglioni: “Mente”, Irene Tetto, e “Braccio”, Massimo Giustolisi, rappresenta perfettamente la funzione pedagogica del teatro in quanto riesce a dosare con equilibrio divertimento e riflessione. Si ride con gusto ma si parla anche di disabilità e diversità spiegando come l’amore, l’amicizia e la tolleranza vincano su tutto superando anche gli ostacoli più difficili.
Le numerose gag e le tante interazioni con il pubblico presente in sala, apprezzate da copiosi applausi ed arricchite da accattivanti movimenti coreografici di Massimo Giustolisi sulle musiche inedite di Ettore D’Agostino, con i colorati costumi di Baco da seta, puntano a sensibilizzare gli spettatori di tutte le età spiegando l’importanza di comprendere ed aiutare chi ha bisogno. Ottima scelta l’idea di utilizzare i nuovi linguaggi di comunicazione come il visual show curato da Andrea Ardizzone sui fondali di Morena Cimino e le scenografie di Tiziana Rapisarda che impreziosiscono il ritmo coinvolgente ed incalzante della storia. Eccellente la coppia Giustolisi-Tetto nell’interpretare i buffi maghi che tentano di uccidere, su richiesta della regina, la strana pianta fatata con il potente e finto mostro “Rosica Rosica”. Scene esilaranti figlie di una comicità intelligente cuciono una perfetta messa in scena adatta ad un pubblico di ragazzi che sogna con il classico finale del vissero felici e contenti e stimola gli adulti, facendo comprendere che l’amore è l’unica arma vincente per cambiare la nostra società.
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