TOLOSA – È stato trovato in una soffitta di una casa di campagna, non molto distante dalla provincia di Tolosa, grazie ad una perdita d’acqua, un quadro attribuibile al grande pittore italiano Caravaggio. A Parigi ne sono sicuri, anche perché è da tanto che ci meditano su: l’opera, infatti, fu scoperta nell’aprile del 2014 per poi essere tenuta segreta; solo dopo le attente analisi degli esperti della società Eri Tuqruin fu ufficializzata l’autenticità di tale quadro e dunque la sua effettiva attribuzione al maestro Caravaggio. Il dipinto, comunque, raffigura Giuditta e Oloferne. La tela è molto simile ad un altro ritratto dei due protagonisti in questione ed è sempre firmata Caravaggio; essa, però, esposta all’interno della Galleria Nazione d’Arte Antica di Roma, a Palazzo Barberini. Vi sono comunque delle differenze di rilievo: in primis Giuditta, che decapiterà il generale Oloferne per sventare il pericolo di un attacco assiro in Terra Santa, è vestita di nero (nel quadro esposto a Roma, invece, è vestita di bianco), in secundis la donna protagonista ha uno sguardo frontale non poco inquietante che, peraltro, lascia trasparire il suo istinto omicida. Secondo gli studiosi francesi la tela risalirebbe ad un periodo compreso tra il 1604-1605 (quello di Palazzo Barberini è del 1599).
Ad affermare in definitiva l’autenticità di tale quadro sarebbe stata, inoltre, l’esistenza di una copia del dipinto scoperto a Tolosa. Essa sarebbe stata fatta dal pennello di Louis Finson, pittore fiammingo, agli albori del 1600. Ad oggi, quest’ultimo, è di proprietà della Banca Intesa San Paolo ed è esposto al Palazzo Zevallos a Napoli. Dulcis in fundo: nel testamento di Lanson compariva un quadro del Caravaggio che aveva come soggetti proprio Giuditta e Oloferne. Resta solo una domanda: com’è finito un quadro di Caravaggio, dal valore culturale e artistico inestimabile, nei più remoti meandri di una soffitta francese? Probabilmente – secondo quanto riporta da La Stampa – un avo della famiglia proprietaria della casa fu un ufficiale dell’esercito napoleonico e seguì il generale Bonaparte in Italia. Da lì il viaggio del dipinto che sarebbe poi rimasto, fino ai giorni nostri, dentro quel podere di campagna. «E oggi si presenta in uno stato di conservazione eccezionale», sostengono gli studiosi di Eric Turquin. La Francia, dal canto suo, avrebbe dichiarato la tela scoperta “tesoro nazionale” e avrebbe imposto su di essa un divieto di esportazione di durata pari 30 mesi. Il Louvre, naturalmente, si sta già attrezzando per acquistarlo: l’obiettivo è cercare fondi, magari di sponsor privato, per raggiungere il prezzo d’acquisto del dipinto (120 milioni di euro).
Francesco Raguni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.