ROVIGO – È in corso a Palazzo Roverella, pinacoteca e spazio espositivo, la mostra Secessioni Europee – L’onda della modernità, aperta al pubblico fino al 21 gennaio. Al centro di questa esposizione c’è il periodo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, durante il quale crebbe dentro ad alcuni circoli di artisti – in particolare a Vienna, Monaco, Praga e Roma – il desiderio di rompere con l’arte del passato e coniare un nuovo linguaggio espressivo libero per il Novecento. Un’opera esplicativa di questo sentimento è il Manifesto della prima mostra della Secessione di Gustav Klimt, il quale rappresenta Teseo e il Minotauro: il giovane ateniese simboleggia la nuova corrente artistica, mentre il mostro la rigidità stilistica delle Accademie di Belle Arti e la cultura dominante ormai impolverata. L’idea alla base di questa nuova corrente era di esplorare tutte le possibilità offerte dalle arti, senza aderire ad un genere o ad una sola disciplina, in linea con la Gesamtkunstwerk la cosiddetta «opera d’arte totale», termine coniato da Richard Wagner nell’ambito musicale.
Ogni sala della mostra è dedicata ad una città diversa per seguire in ordine cronologico lo sviluppo di questo movimento che diede il la alle Avanguardie novecentesche. La prima è Monaco, dove spiccano le opere Franz Von Stuck, come ad esempio Testa di Medusa o il celebre Lucifero, le quali fissano il visitatore e lo invitano a guardare al di là dell’opera d’arte, nelle parti d’ombra dell’animo umano.
Si prosegue con Vienna, la cui Secessione è forse la più conosciuta grazie al nome di Gustav Klimt, ed è proprio il suo dipinto Amiche I (Le sorelle) ad essere stato scelto come immagine simbolo della mostra: esso rappresenta due donne viennesi molto eleganti ed è così accurato da sembrare una fotografia. Si può ammirare anche il sopracitato Manifesto ed alcune copertine della rivista Ver Sacrum (primavera sacra). Questo periodico fu un vero e proprio laboratorio per la nuova corrente artistica: ogni numero doveva essere un’opera d’arte a sé stante, senza però diventare incomprensibile al pubblico e ricadere in ciò che cercava di combattere. Oltre a Klimt sono presenti anche Czeschka, Koloman Moser, Schiele e Kokoschka.
Nella sala dedicata a Praga, un nome tra tanti è Josef Váchal di cui si può ammirare La Fortuna del Caso, opera simbolo del suo interesse per la magia e l’arte divinatoria. Si trovano inoltre sculture e xilografie, come quelle di Bilek e Kobliha. Infine l’ultima sezione è dedicata alla Secessione di Roma, che evitò le manifestazioni più ardite e prese le distanze dal Futurismo, restando comunque un movimento giovane e sempre aperto alle suggestioni internazionali. In quest’ultima parte colpiscono molto i ritratti femminili dai colori accesi e luminosi, controbilanciati da paesaggi dove la luce rimane nascosta dietro le nuvole, come Preludio Lunare – Ricordo di Viaggio di Mario Reviglione. Il motto «Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà», ripreso dalla facciata del Palazzo della Secessione a Vienna e coniato dall’architetto Joseph M. Olbrich, riassume perfettamente lo spirito e il messaggio trasmessi dalla mostra: il distacco dal passato è necessario per dare nuova linfa vitale al presente.
Anna Colombo
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