Se c’è una ricorrenza annuale, fra le altre, strumentalizzata da mass-media e da ideologie di ogni genere con impeccabile puntualità e con lauti guadagni, è di sicuro la Giornata internazionale della donna. La sua celebrazione ha un’origine controversa e dubbiosa, al punto che già nel secondo dopoguerra circolavano voci secondo cui l’8 marzo avrebbe ricordato le vittime di un incendio scoppiato nell’inesistente fabbrica di camicie newyorkese Cotton, nel 1908. Per la verità, alla fine del 1908 il partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile», per ribellarsi contemporaneamente allo sfruttamento dei datori di lavoro nei confronti delle operaie in termini di basso salario, orario di lavoro, discriminazioni sessuali e diritto di voto. Così, negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909 e venne ripetuta negli anni da numerose attiviste, entusiaste del neonato Woman’s Day. In Italia, nel settembre del 1944, nacque poi l’Unione Donne in Italia, che stabilì di celebrare la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera durante il successivo 8 marzo. Nel 1946, l’evento venne esteso all’intero Bel Paese e fece la prima comparsa il simbolo della mimosa, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
Come mai, allora, tanta confusione sulle ragioni della Giornata internazionale della donna? Sicuramente ha influito la connotazione fortemente socio-politica conferita all’8 marzo, risalente ad un periodo che ha come estremi la nascita del movimento comunista in Russia, da un lato, e la fine del secondo conflitto mondiale, dall’altro. In tale panorama, strumentalizzare la festa e leggerla in un’ottica anti-sovietica e pro-democratizzazione è stato semplice – e altrettanto lo è stato, nei decenni, riadattarla ai casi di soprusi nei confronti del gentil sesso perpetuati in ogni parte del mondo, sebbene attualmente per antonomasia in Medioriente.
Sono numerosi e consueti, adesso, i mezzi tramite cui convincere sé stessi e gli altri che si stia rispettando “come si deve” il gentil sesso in questa data e nelle 364 altre di ogni anno: il più delle volte, però, questo coincide con luoghi comuni, con gesti più vuoti di quanto si pensi, con retorica spicciola e con un femminismo miope, privato del proprio significato più autentico. In altrettante occasioni, le campagne di sensibilizzazione e le iniziative mediatiche organizzate durante questa ricorrenza annuale non riescono a cambiare realmente né le mentalità né gli avvenimenti quotidiani che coinvolgono donne di tutto il mondo in ingiustizie socio-politiche, familiari, legali, lavorative, sessuali ed economiche.
Voci di Città, quindi, ha deciso quest’anno di proporre alcuni spunti di appronfondimento del punto di vista femminile nel mondo della cultura, con particolare attenzione a personalità e contenuti capaci di fare luce su mentalità ed esigenze femminili di ogni tipo, che spesso perfino alcune abitudini linguistiche tendono a prendere poco in considerazione (vd. l’uso dell’universale maschile per indicare vaste categorie di persone, es. i lettori, gli spettatori, gli artisti – e le lettrici, le spettatrici, le artiste, tanto diverse dai propri omonimi maschili? Pare non vengano né nominate né incluse nei discorsi di nessuno). Prima di mobilitarsi in favore delle pari opportunità della donna, infatti, è bene capire chi sia realmente la donna, nel presente e nel passato, in Italia e all’estero, da bambina e da adulta, con sé stessa e con gli altri: solo avendo le idee chiare su ciò che è stato e su ciò che è si può sperare di intervenire nella maniera adeguata, attraverso i canali migliori e per le ingiustizie più serie.
Grandi donne nei film
Senza andare troppo lontano, ecco dieci pellicole degli ultimi quindici anni che hanno per protagoniste donne carismatiche e sorprendenti di tutto il mondo:
1) Grace di Monaco (2014), di Olivier Dahan.
2) Philomena (2011), di Luc Besson.
3) The Lady (2013), di .
4) Agorá (2009), di Alejandro Amenábar.
5) The Help (2011), di Tate Taylor.6) Ti do i miei occhi (2003), di Icíar Bollaín.
7) Erin Brockovich (2000), di Steven Soderbergh.
8) Rosenstrasse (2003), di Margaret Von Trotta.
9) Mona Lisa Smile (2003), di Mike Newell.
10) We want sex (2010), di Nigel Cole.
“Grandi” bambine
Creative, energiche, sorprendenti: in ogni epoca e in ogni parte del mondo, a prescindere dalle esperienze vissute.
1) Alice nel paese delle meraviglie (1865), di Lewis Carroll.
2) Storia di Malala (2013), di Viviana Mazza.
3) Il diario di Anna Frank (1947), di Anna Frank.
4) L’evoluzione di Calpurnia (2013), di Jacqueline Kelly.
5) L’isola del tempo perso (1997), di Silvana Gandolfi.
Grandi donne da Nobel
La storia del Nobel conta solo 13 premi al femminile su 110 – tutti, però, dall’eco intensa: Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf (1909), Grazia Deledda (1926), Sigrid Undset (1928), Pearl Buck (1938), Gabriela Mistral (1945), Nelly Sachs (1966), Nadine Gordimer (1991), Toni Morrison (1993), Wislawa Szymborska (1996), Elfriede Jelinek (2004), Doris Lessing (2007), Herta Müller (2009) e Alice Munro (2013).
Grandi donne da romanzo
Di donne e/o sulle donne: voci fuori dal coro, che spiegano e che sanno cantare, che talvolta urlano e che quasi sempre denunciano, in ogni senso e in ogni modo.
1) Mille splendidi soli (2007), di Khaled Hosseini.
2) Donne che corrono coi lupi (1993), di Clarissa Pinkola Estés.
3) La brava terrorista (2014), di Doris Lessing.
4) Rinascimento privato (1986), di Maria Bellonci.
5) L’esclusa (1901), di Luigi Pirandello.
6) La chimera (1990), di Sebastiano Vassalli.
7) Barbablù (2014), di Amélie Nothomb.
8) La città delle dame (1404-1405), di Christine de Pizan.
9) L’uomo è un grande fagiano nel mondo (2014), di Herta Müller.
10) Quattro giorni di marzo (2010), di Jens Christian Grøndahl.
Grandi artisti e scrittrici
Da conoscere meglio e con più attenzione: coraggiose e lucide, talvolta sottovalutate, altre volte poco conosciute o capite.
1) Frida Khalo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954).
2) Camille Claudel (Fère-en-Tardenois, 8 dicembre 1864 – Montfavet, 19 ottobre 1943).
3) Teresa Feodorovna Ries (Mosca, 30 gennaio 1874- Mosca, 1952).
4) Artemisia Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 1653).
5) Helen Frankenthaler (New York City, 12 dicembre 1928 – Darien, 27 dicembre 2011).
6) Elaine Showalter (Boston, 21 gennaio 1941 – 74 anni).
7) Anna Achmatova (Bol’soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966).
8) Isabel Allende (Lima, 2 agosto 1942 – 72 anni).
9) Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996).
10) Simone de Beauvoir (Parigi, 9 gennaio 1908 – Parigi, 14 aprile 1986).
Eva Luna Mascolino
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