I globi di vetro con la neve sono tra gli oggetti più venduti nei negozi di souvenir. E si può tranquillamente dire che ormai con il Natale c’entrano bel poco. Ora il più delle volte rappresentano i monumenti più importanti di un paese o di una città. E spesso il monumento più iconico è presente all’interno del globo di vetro. Scuotendolo, poi, il globo di neve simula la caduta della neve. L’origine di uno dei souvenir più amati nasce in Austria, nel nord ovest di Vienna, da un uomo di nome Erwin Perzy. E se nella storia, in questo caso nella storia di Natale, ci si può capitare anche per caso, è ciò che capiterà al signore austriaco.
Erwin Perzy come mestiere faceva tutt’altro, si dedicava alla costruzione di strumenti chirurgici nel suo laboratorio a Vienna. Nel 1900 gli fu chiesto su commissione di trovare una soluzione per illuminare meglio le sale operatorie. Perzy, quindi, decise di prendere ispirazione dai calzolai i quali utilizzavano delle palline di vetro, le riempivano di acqua, e le mettevano davanti ad una lampadina. Era un metodo molto utilizzato a quell’epoca per far riflettere più luce nell’ambiente lavorativo. In seguito, inserì anche delle piccole schegge di metallo e vetro per far riflettere più luce.
Le schegge messe all’interno formavano dei vortici nell’acqua che sembravano simulare la caduta della neve. Rimasto affascinato da tale fenomeno, Perzy mise all’interno anche del semolino. Il semolino, in questo caso, doveva dare l’idea di un paesaggio innevato, quindi decise di mettere all’interno anche una miniatura del santuario di Mariazell. Un piccolo comune distante circa cento chilometri a sudovest di Vienna. Poco dopo decise quindi di abbandonare l’idea della lampada per la sala operatoria e dedicarsi alla costruzione e alla vendita dei globi di vetro.
Dopo aver aperto un negozio per la vendita dei globi, il successo in tutta Europa e in altre parti del mondo non tardò ad arrivare. Il successo fu tale che persino nella scena chiave del film Quarto potere di Orson Welles del 1941 è presente una palla di neve. Sebbene non si sa se fosse della produzione della famiglia Perzy.
Il nipote di Perzy, Erwin Perzy III, che ad oggi gestisce l’attività di famiglia insieme alla figlia, afferma che l’idea di inserire elementi natalizi arrivò negli anni ’40. Erwin Perzy II, il padre di Erwin Perzy III, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale riparava biciclette e macchine da scrivere. Ed era a contatto con le truppe americane. Un soldato gli suggerì di mettere all’interno dei globi delle miniature più vicine alle persone americane, in modo da avere successo anche negli Stati Uniti. Un’idea che piacque parecchio. Così Perzy II iniziò ad inserire all‘interno un albero di Natale, un pupazzo di neve e un Babbo Natale. Inutile dire che tra il pubblico statunitense ebbe molto successo.
Negli anni Settanta le palle di vetro ebbero successo anche in Giappone grazie alla casa automobilistica della Mitsubishi. Il governo austriaco chiese all’azienda di giapponese di comprare qualche prodotto dell’Austria per poter entrare nel mercato nazionale. E sempre dal racconto di Perzy III la Mitsubishi ordinò un numero di globi quasi pari alla metà della produzione annuale.
I globi di vetro ancora oggi sono costruiti e decorati a mano, anche se non totalmente come in tempi passati. Le figurine sono in stampa 3D, mentre l’acqua è quella del sistema idrico. La neve da alcuni anni non è più prodotta con la semola ma con alcuni materiali per allungare i tempi di due minuti della deposizione sul fondo. Ancora oggi le palle di vetro più popolari sono quelle con all’interno un pinguino, Riesenrad, la ruota panoramica di Vienna, e ovviamente il pupazzo di neve.
Articolo preso ispirazione da La famiglia che inventò le palle di vetro con la neve di Cose spiegate bene.
Foto: etsy.com
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.