Secondo la mitologia greca il satiro era una figura maschile che personificava la fertilità e la forza della natura. I satiri erano rappresentati come divinità minori aventi caratteristiche umane unite ad elementi caprini (corna, coda, zampe), dediti al vino, alla musica e alla danza. Insieme alle ninfe, i satiri facevano parte del corteo di Dioniso, dio del vino e dell’estasi.
Il Satiro danzante, possente statua in bronzo di Mazara alta circa 2 metri e pesante 96 kg, è secondo gli studiosi, databile alla fine del IV sec. a.C. quale opera dello scultore greco Prassitele. Il ritrovamento del Satiro Danzante risale al 1998 quando, durante una battuta di pesca, il peschereccio comandato dal capitano Francesco Adragna la trovò casualmente al largo del Canale di Sicilia.
Il satiro ritrovato è raffigurato in una meravigliosa posizione “danzante”, con una gamba all’insù e le braccia distese con le mani che, in origine, dovevano impugnare i due simboli del culto dionisiaco: il tirso, bastone sacro sormontato da una pigna, e il kantharos, calice per il vino. I riccioli fluttuanti, la bocca socchiusa e l’espressione del viso, data soprattutto dagli occhi in vetro colorato, ancora ben conservati, sono quelle che più affascinano chiunque l’osserva.
Il Satiro danzante è una statua bronzea, prodotto originale dell’arte greca di epoca classica o ellenistica. La scultura rappresenta un satiro, essere mitologico facente parte del corteo orgiastico del dio greco Dioniso. L’opera, di dimensioni superiori al vero, pari ad un modello in posizione stante di circa 2.5 metri di altezza, è attualmente ospitata presso l’omonimo museo di Mazara del Vallo, nella Sicilia occidentale.
La storia del ritrovamento della statua inizia nel luglio 1997, quando un peschereccio appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano Francesco Adragna, forse casualmente, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 marzo 1998 lo stesso peschereccio riporta a galla, da 500 metri sotto il livello del mare in cui era adagiata, gran parte del resto della scultura, perdendo nel recupero un braccio.
Inizialmente si individua la statua bronzea con Eolo. Il reperto viene acquisito dalla Regione Siciliana e messo in deposito temporaneo, a cura dell’Assessorato regionale ai Beni culturali, in una vasca d’acqua dolce deionizzata nell’ex chiesa di San Egidio a Mazara del Vallo. La visita in città dell’allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, a ventiquattr’ore dal recupero, su richiesta del sindaco della città Giovanni D’Alfio, fu testimonianza dell’eccezionalità del ritrovamento.
Nel settembre 1998 l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma prende in consegna i due frammenti della statua per effettuarvi i necessari interventi di restauro. Il 31 marzo 2003 il Satiro danzante viene esposto presso Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati. Dal 6 giugno al 6 luglio si trova ai Musei capitolini. Il 12 luglio 2003 il Satiro danzante viene ufficialmente riconsegnato alle autorità della città di Mazara del Vallo per essere esposto al pubblico nell’ex Chiesa di Sant’Egidio, in pieno centro cittadino, dal 2005 divenuto Museo del Satiro danzante.
Nel 2005 è stato trasportato in Giappone per essere esposto al Museo Nazionale di Tokyo e conseguentemente all’Expo 2005 di Aichi. Per il suo trasporto è stata appositamente realizzata una struttura in fibra di carbonio ed è stato progettato e realizzato, ad opera dell’Istituto Centrale per il Restauro, un nuovo supporto espositivo in carbonio e titanio. All’inizio del 2007 la statua è stata temporaneamente in esposizione presso il Museo del Louvre di Parigi, nell’ambito di una mostra dedicata alle opere di Prassitele. Da allora non è stata più portata altrove.
Secondo Sebastiano Tusa la nave che lo trasportava fece naufragio nell’area di mare tra Pantelleria e Capo Bon, in Tunisia, tra il III e il II secolo a.C. Una datazione dell’opera al IV secolo a.C. è stata invece proposta da Paolo Moreno (Università di Roma Tre). Secondo essa la statua dovrebbe essere identificata con il satiro “periboetos”, citato da Plinio il Vecchio quale opera del celebre scultore Prassitele. Al termine “periboetos”, normalmente interpretato come “di cui si parla molto”, ossia “famoso”, “celebre”, viene invece attribuito il significato di “colui che grida freneticamente”, in base ad un passo di Platone, in cui lo troviamo come epiteto riferito al dio Ares. Tale datazione sarebbe confermata da un confronto con un satiro danzante davanti al dio Dioniso seduto raffigurato su un vaso attico datato al IV secolo a.C.
Pur essendo la zona portuale di Mazara del Vallo quella più frequentata, è allontanandosi dal porto che è possibile godere delle bellezze storiche della città. Addentrandosi è possibile giungere alla piazza principale, Piazza della Repubblica, e a Piazza Plebiscito, dove si trova il Museo del Satiro, ospitato nell’ex chiesa di Sant’Egidio.
Letizia Bilella
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