Esempio di conversazione
Il traduttore simultaneo di Microsoft torna a far parlare di sé. Presentato lo scorso dicembre, con solo l’inglese e lo spagnolo tra le lingue supportate, Skype Translator, aggiunge alla lista anche l’italiano e il cinese mandarino. Due idiomi particolarmente complessi, soprattutto il cinese mandarino che, come ricorda Microsoft nel proprio blog ufficiale, ha circa 10.000 caratteri e toni multipli ed è una delle lingue più difficili da padroneggiare per un madrelingua inglese, così come l’arabo, il giapponese e il coreano.
Il sistema, in realtà, ha due modalità di traduzione: quella che traduce solamente i messaggi di testo, in cui sono supportate oltre 40 lingue e la funzione per la traduzione speech-to-speech, che traduce le conversazioni audio e video utilizzando un sintetizzatore vocale. Attraverso quest’ultimo, Skype Translator apprende in automatico i diversi modi di parlare delle persone, dopodiché lo analizza (utilizzando un sistema Microsoft chiamato rete neutrale) e lo confronta con milioni di campioni audio precedentemente registrati, trasformandolo in una sequenza di possibili parole in formato testuale. Il sistema rimuove eventuali ripetizioni, intercalare e balbuzie, selezionando le parole che hanno un suono simile. Il risultato è un testo che viene tradotto, anche con il confronto tra i vari modi di dire nelle differenti lingue, e viene riprodotto vocalmente nell’altro idioma. Per evitare errori, accanto al testo tradotto Skype lascerà anche l’originale scritto nella chat.
Iscrivendosi al sito web del programma sarà possibile mettersi in lista per la sperimentazione della versione di prova, ancora in beta, specificando le lingue a cui si è interessati. Per quanto riguarda una produzione in serie del traduttore non si ha ancora una data certa. Si tratta di uno strumento davvero innovativo, che apre le porte a numerose possibilità di effettuare connessioni significative in modi finora impensabili in vari settori, dall’educazione alla diplomazia, dalle famiglie multi-lingue al business.
Ciro Pappalardo
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