Giulia Cecchettin, il pm chiede l’ergastolo per Filippo Turetta: “Omicidio ultimo atto suo controllo“. Il pm aggiunge: “Turetta crudele e ossessivo, manipolava la vittima, non ha mai pensato davvero di suicidarsi“.
Il pm di Venezia Andrea Petroni, oggi, 25 novembre ha chiesto l’ergastolo per Filippo Turetta nel processo dell’omicidio di Giulia Cecchettin. L’imputato “aveva tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere“, ha dichiarato il Pubblico Ministero. “Andava a scuola in quelle che frequentano anche i vostri figli, si stava per laureare. Turetta è a credito, non è tra chi non ha mai avuto una chance o ha conosciuto la sopraffazione“. Ha agito con crudeltà e con un’azione omicidiaria di “almeno venti minuti“.
L’omicidio di Giulia Cecchettin è l’ultimo atto del controllo esercitato sulla vittima dall’ex fidanzato. Veniva manipolata, come ha affermato il pm nella sua requisitoria. Turetta non si sarebbe mai suicidato, era una minaccia per tenere a sé la ventiduenne. Il suicidio va letto, come dice il pm ,“in chiave ricattatoria”. È uno strumento “dell’azione manipolatoria nei confronti di Giulia”.
Presente in aula, Filippo Turetta – imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata – ha assistito alla requisitoria immobile, con la testa bassa. Assente Gino Cecchettin, a rappresentare in aula la famiglia Cecchettin c’è lo zio e la nonna Carla Gatto.
“Ti farò pentire di tutto il male che mi stai facendo…”. È uno dei messaggi che Turetta ha inviato alla vittima letto in aula dal pm per dimostrare lo stalking esercitato dall’imputato alla sbarra per omicidio. “Se la mia vita finisce la tua non vale niente” è un altro messaggio scritto dallo studente che ne invia diverse decine al giorno.
Fonte Foto in Evidenza: adnkronos.com
Il lungo elenco riguarda gli studi – Turetta chiede a Cecchettin di rallentare negli studi – e la volontà che la fidanzata non dedichi tempo alle amiche. Quando sa che sta per uscire per andare a mangiare una pizza, Turetta scrive “non lo fare, è tantissimo, è il limite”. Un’ossessione che porta a crisi di ansia nella vittima.
Giulia Cecchettin è stata aggredita “in tre momenti diversi” dall’ex fidanzato, ha affermato il pm, ricordando anche le 75 coltellate e le 25 ferite da difesa alle mani, mortali a quanto pare i colpi subiti alla nuca. “Non prendete questi dati come freddi, immaginate piuttosto cosa sia accaduto, cosa significa essere silenziati, la pressione sulla bocca, i 25 tagli sulle mani, lo scotch” dice il pm rivolgendosi alla giuria.
Per il rappresentante della pubblica accusa è chiara la premeditazione, così come l’aggravante dello stalking “con le richieste ossessive di Turetta di stare sempre seduti vicino, di non uscire con tizio o caio, le sfuriate quando Giulia non risponde al telefono”. E ancora: “Ci sono dei principi di violenza fisica, ci sono le minacce di presentarsi quando s’incontra con le amiche. Giulia già ad ottobre del 2022 dichiara di avere paura, lo ribadisce a ottobre 2023 in un messaggio ‘mi spaventi, tu ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura’, c’è la crisi d’ansia all’università” conclude il pm.
Petroni afferma: “La vittima è stata aggredita “ripetutamente” già dal parcheggio di Vigonovo e fino ai venti minuti dopo quando la sagoma della ventiduenne viene ripresa, a terra, nell’area industriale di Fossó”, aggiungendo che nel parcheggio: “non c’è stato il tempo di una discussione, tutto è durato sei minuti: sono state trovate diverse macchie di sangue, la lama di un coltello senza impugnatura, il sangue è sicuramente della persona offesa. C’è un’aggressione dinamica, Giulia era cosciente e chiedeva aiuto”.
Giulia viene costretta a risalire in auto e prima di arrivare a Fossó : “è stata colpita più volte: sanguina copiosamente come dimostrano le tracce di sangue nell’auto”. “L’aggressione nell’area industriale “dura pochissimo”, il video della telecamera di una ditta mostra soprattutto “la persona inerme in terra che significa che tutta una serie di lesioni, in particolare le 25 lesioni sulle mani, l’immobilizzazione e il silenziamento (uso di scotch, ndr) sono avvenute prima, non hanno ragione di essere dopo”.
“Non è in dubbio la colpevolezza dell’imputato, le prove sono talmente evidenti contro Turetta, c’è l’imbarazzo della scelta degli elementi che lo rendono responsabile dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin”, ha sottolineato il pm.
Quando dopo una settimana di fuga, Filippo Turetta viene fermato in Germania e confessa di aver ucciso l’ex fidanzata “non si sta costituendo, ma ha finito i soldi e si prepara all’arresto cancellando le prove sul suo cellulare” dice il pubblico ministero, ponendo l’attenzione su ciò che l’imputato si è disfatto piuttosto di quanto trovato nella sua auto: “Non c’è il cellulare della vittima, non ci sono i vestiti insanguinati di Turetta” alcuni degli esempi citati dal pm in aula.
Il corpo di Giulia Cecchettin, coperto da sacchi neri, e abbandonato vicino al Lago di Barcis è stato: “trovato in una nicchia, non so come l’abbia trovata l’imputato di notte. Se quella settimana avesse nevicato noi il corpo lo staremmo ancora cercando”, ha sottolineato quindi il pm.
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