Effettuate le autopsie sulle vittime dell’esplosione avvenuta al deposito di Eni di Calenzano. I corpi analizzati sono delle cinque vittime dell’esplosione, che ha causato anche numerosi feriti.
Dopo l’esplosione avvenuta al deposito Eni di Calenzano, lo scorso 9 dicembre, l’agenzia ANSA informa che sono state effettuate all’Istituto di medicina legale di Careggi le autopsie sui corpi delle cinque vittime.
La procura di Prato aveva incaricato per eseguirle tre medici legali.
A perdere la vita nell’esplosione sono stati gli autotrasportatori Carmelo Corso e Vincenzo Martinelli, residenti a Prato, Davide Baronti, residente a Bientina, e i manutentori Gerardo Pepe e Franco Cirelli.
Ma non solo vittime: l’esplosione ha causato, tra i presenti, anche numerosi feriti per ustione. L’esplosione infatti si è verificata nell’area di carico dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. Le fiamme sembrano aver coinvolto più veicoli, oltre a danneggiare anche la pensilina della struttura, causando gravi danni e alimentando il rischio nell’area circostante.
Nelle prossime ore verrà chiesto di prelevare il DNA ai familiari delle vittime, poiché sarà effettuata sulle salme una verifica per l’identificazione. Inoltre saranno eseguite verifiche antropometriche e sulle impronte dentali da parte di due genetisti.
“Qualche disagio c’è e non ci sono comunicazioni ufficiali da parte di Eni. Tanti gestori hanno fatto l’ordine del carburante e aspettano di vedere che succede. È una situazione in evoluzione ma è un problema che sembra stia rientrando“. Come fa sapere Massimiliano Micelli, funzionario della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti (Figisc) di Firenze, il problema dei rifornimenti verificatisi dopo l’esplosione sembra andare gradualmente a risolversi.
“I problemi ci sono stati lunedì e martedì – spiega il venditore Andrea Di Salvo – mentre mercoledì hanno iniziato a tornare i rifornimenti. Pensavamo di stare senza più giorni e sicuramente ora dovranno capire come fare. Prima i rifornimenti partivano da Calenzano, ora devono partire da Foligno, Ravenna, Livorno, Falconara…devono capire come fare. Ma non credo ci sarà carenza di prodotto, Calenzano era un deposito, non una raffineria. Fosse successo a Livorno, sarebbe stato diverso“.
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