Ossa, muscoli, nervi, tendini, ma soprattutto arterie e vene, le uniche che possono garantire al braccio di sopravvivere: per la prima volta in Sicilia tutto questo è stato tracciato e riattaccato tempestivamente per il reimpianto di un braccio. L’operazione, rara e complessa non solo tecnicamente ma anche dal punto di vista organizzativo, è stata eseguita su una donna calabrese di 62 anni al Centro di riferimento per i traumi amputativi dell’unità operativa complessa di Chirurgia plastica del Policlinico di Palermo. “Questo intervento rappresenta un successo senza precedenti nell’Italia meridionale, – afferma il chirurgo plastico Pierfrancesco Pugliese che insieme al collega Massimiliano Tripoli ha eseguito il reimpianto – molti dei traumi che trattiamo riguardano persone che provengono dall’Italia peninsulare e stiamo invertendo lo storico flusso di pazienti dal Sud verso i centri del Nord Italia”.
Il 31 gennaio scorso M.M.A., queste le iniziali della donna, controllando la macchina per le spremiture delle olive nel suo frantoio in un paese in provincia di Vibo Valentia, a causa di un attimo di disattenzione, ha subito l’amputazione del braccio destro. La paziente, nonostante il grave trauma, è riuscita a chiamare i soccorsi, così è stata trasportata prima al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, quindi, con l’elisoccorso, al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, dove è stata presa in carico dall’unità operativa di Chirurgia plastica diretta da Adriana Cordova.
L’intervento chirurgico è durato circa dieci ore, durante le quali i medici si sono avvicendati senza sosta, nei differenti tempi ricostruttivi. Successivamente la paziente è stata trasferita in terapia intensiva per controllare lo stato generale e locale per l’alto rischio di mortalità o di perdita dell’arto cui questi traumi sono associati. A distanza di un mese dall’intervento, la paziente è in ottime condizioni di salute e il reimpianto è attecchito con successo. “Ci impegniamo quotidianamente – spiega Cordova – perché al sud si abbiano le stesse possibilità terapeutiche, sia nell’ambito della traumatologia sia nell’ambito della chirurgia oncologica, dei cittadini delle regioni del Nord, che hanno ereditato una sanità storicamente più efficiente”.
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