La famiglia pakistana residente a Milano non può permettersi di sostenere le spese condominiali e per questo non può usare l’ascensore: “Condomini e amministratore ci ignorano”. La mamma costretta a portare ogni giorno il figlio in braccio per cinque piani di scale.
Essa è un bambino di 6 anni nato in Pakistan e affetto da una grave forma di disabilità che non gli permette di usare le gambe. Vive al quinto piano di un palazzo al numero 71 di viale Monte Ceneri, Milano, insieme ai genitori, Alia Bibi e Yaseen, e ai due fratelli, ma alla famiglia non è concesso di usufruire dell’ascensore del condominio, accessibile solo a chi paga la manutenzione. La famiglia, infatti, non è in grado di sostenere le spese e la madre, Alia Bibi, si trova quotidianamente costretta a portare con fatica il figlio in braccio lungo le scale fino al quinto piano.
A ogni piano, davanti all’ascensore, un cartello precisa categoricamente che l’ascensore è riservato solo alle persone autorizzate, ossia quei pochi inquilini che contribuiscono alle spese di manutenzione. La famiglia pakistana non si trova però nella condizione di poter partecipare e trovare soluzione per Essa, in quanto la madre, arrivata due anni fa, non può attualmente lavorare, mentre il lavoro da rider del padre Yaseen non è sufficiente.
La Rinnovata Pizzigoni, la scuola frequentata da Essa, ha provato ad intervenire a sostegno ma non si vede ancora via d’uscita per la famiglia, la quale, a quanto sembra, vive in una condizione di anonimato, senza i nomi sul citofono o riconoscimento da parte dei vicini. Ma resta ancora intatto il problema dell’affitto da pagare e dell’obbligo di utilizzare solo le scale. “È profondamente ingiusto — afferma la preside Anna Ferri, — . Noi abbiamo messo a disposizione della famiglia il pulmino per poter consentire a Essa di venire a scuola. Ma la madre non può continuare a portare il figlio su e giù dalle scale. Vorremmo offrire una quota per pagare l’uso dell’ascensore almeno per quelle due volte al giorno per consentire a Essa di frequentare la scuola. Ma non ci hanno mai risposto”.
L’avvocato e consigliere comunale del PD Alessandro Giungi ha provato anch’egli ad intervenire inviando una lettera all’amministratore, ma senza giungere alcun risultato. “Nulla può giustificare un tale divieto che impedisce ad Essa di frequentare la scuola e, in generale, di uscire da casa. Fino ad ora si è parzialmente sopperito grazie ai volontari e alla sensibilità della dirigente Ferri ma tale situazione deve trovare un punto fermo consentendo ai genitori di Essa di poter utilizzare l’ascensore insieme al loro figlio. Il tema della disabilità è diventato centrale nel dibattito politico e sociale milanese ma una vicenda di questo tipo fa capire quanto ancora ci sia da lavorare su questo tema”.
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