BOLOGNA – L’Alma Mater Studiorum si conferma, ancora una volta, sul podio della classifica delle università statali del Sole 24 Ore, aggiudicandosi la terza posizione a pari merito con il Politecnico di Milano. La nuova edizione dei ranking universitari del Sole si sviluppa utilizzando dodici indicatori tradizionali, volti a misurare i risultati della didattica e della ricerca di ogni ateneo, sulla base di dati quali il numero degli studenti fuori sede, il numero di crediti effettivi ottenuto mediamente da ogni studente, l’accessibilità a borse di studio, il rapporto fra il numero di docenti e gli insegnamenti. Tuttavia, se nella classifica generale Bologna si posiziona solo al terzo posto, nella classifica relativa alla didattica si aggiudica il primo, seguita dai politecnici di Milano e Torino, mentre nella classifica della ricerca si posiziona solo decima a livello nazionale. Ma quello bolognese non è l’unico traguardo significativo nel panorama accademico dell’Emilia-Romagna, dopo l’Alma Mater la miglior posizione è quella dell’ateneo di Ferrara, quest’anno al 14° posto, seguito da quello di Modena e Reggio Emilia che a sorpresa si colloca al 15° posto, salendo di 6 posizioni rispetto al 2015. L’Università di Parma invece perde due posizioni, posizionandosi solo al 39° posto.
D’altro canto a livello nazionale sembra essersi ormai consolidata una geografia della qualità accademica, supportata dai dati rilevati in questa classifica, che contrappone ancora una volta ai successi degli atenei settentrionali, primi fra tutti Verona e Treno, il riscontro di un Mezzogiorno ancora debole e in difficoltà, rilegato agli ultimi scalini delle graduatorie. Forse l’idea stessa che la qualità universitaria sia da ricercare nel nord del paese si rivela ad oggi sempre più un preconcetto dannoso per la qualità dell’istruzione del nostro paese. Lo stesso Sole 24 Ore dichiara come le sue classifiche svolgano un ruolo essenziale nell’orientare le istituzioni nella valutazione della qualità universitaria e l’assegnazione di eventuali fondi pubblici, di cui spesso beneficiano solo gli atenei “promossi” al vaglio degli indicatori, nonché l’opinione di giovani studenti inesperti e famiglie, che si vedranno più propensi ad inscriversi e trasferirsi solo in quegli atenei valutati più positivamente.Un’arma a doppio taglio, come sottolineato dal medesimo giornale che per primo reputa inefficace per la scelta della propria carriera universitaria il basarsi esclusivamente sui parametri di questa ricerca, da non confondere con una banale semplificazione della nostra accademia nazionale.Per queste ragioni il Sole 24 Ore per una campagna di trasparenza che la vede impegnata da anni, offrirà a partire dalla prossima settimana sul suo sito internet, la possibilità di consultare un dossier di documentazione con i dati base per ogni indicatore. Se infatti si rivela un’impresa ardua riuscire a sintetizzare in una classifica generale i caratteri di strutture estremamente diverse per storia, dimensioni e soprattutto contesto territoriale, docenti e strutture in ogni caso potranno beneficiarne attuando eventuali azioni di “correzione” confrontando i loro risultati con quelli degli atenei “concorrenti”.
Diana Avendaño Grassini
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