BRUXELLES – Uber, Blablacar, Deliveroo ed Airbnb sono piattaforme online che fanno incontrare l’offerta di beni e servizi con i consumatori. In Europa il totale delle transazioni effettuate attraverso queste piattaforme ha raggiunto i 28 milioni di euro nel 2015, quasi il doppio dell’anno precedente. I vantaggi e le sfide che questi nuovi modelli di business presentano vengono trattati nel rapporto adottato dalla Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) mercoledì 3 maggio.
Ogni transazione coinvolge tre parti: il consumatore, chi offre il servizio e la piattaforma che li fa incontrare e prende per questo una commissione fissa sulla transazione. Una delle idee chiave dell’economia collaborativa è quella di sfruttare il valore di beni non utilizzati o sotto-utilizzati. Hai una stanza in più che non usi? Tramite alcune di queste piattaforme la puoi mettere in affitto alla giornata. Tranne che in rari casi non avviene uno cambio di proprietà. Ricordiamo che non tutte le piattaforme sono orientate al profitto: alcune usano il tempo o i favori come moneta di scambio, altre semplicemente si fondano sui contributi volontari degli utenti. L’esempio migliore di questo modello è Wikipedia, l’enciclopedia online lanciata nel 2001, che è arrivata a essere la più grande enciclopedia al mondo con più di cinque milioni di articoli in inglese. Le piattaforme collaborative possono anche diventare un mezzo per federare le comunità locali in vista di un obiettivo comune.
Il successo delle piattaforme collaborative solleva molte inquietudini non solo a proposito dei diritti dei lavoratori ma anche riguardo ai vantaggi di cui queste piattaforme beneficiano rispetto alle compagnie tradizionali, limitate da regole più restrittive. Per saperne di più sui nodi da sciogliere riguardo all’economia collaborativa leggi questo articolo approfondito sul tema. I lavoratori devono essere protetti e devono beneficiare di giuste condizioni di lavoro, si legge nell’ultimo rapporto IMCO.
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