Risalente agli anni ’60, il Piano Regolatore Generale è tema caldo a Catania, di recente rinominato Piano Urbanistico Generale. Si tratta di uno strumento fondamentale per la gestione della città, per fronteggiare le emergenze e mettere a sistema ogni singolo corpo che la compone, dalla viabilità all’edilizia. Nella città etnea è ancora in vigore quello di Luigi Piccinato, stilato nel 1964 ed entrato in vigore cinque anni dopo, ormai obsoleto e non rispettato del tutto, data la realizzazione di quello che era il suo leit motiv, ovvero l’asse attrezzato, soltanto in due pezzetti, uno a nord e l’altro a sud.
Una città come il capoluogo etneo negli anni si è trovata ad avere a che fare con molte grane, data la costruzione di numerosi edifici e l’espansione dei paesi della prima corona, che compongono una corposa conurbazione. A paritre dalla fine del mese scorso, al Palazzo della Cultura del Cortile Platamone, nel cuore del centro storico catanese, sono partiti i forum di consultazione. Una serie di dibattiti con protagonisti Ordini professionali, enti pubblici e associazioni ambientaliste: da loro gli spunti per la redazione del nuovo Piano Urbanistico Generale, di grande utilità per il capoluogo etneo, in particolar modo per il rischio idrogeologico e sismico.
Infatti, gli elementi principali che dovranno costituire il nuovo strumento urbanistico saranno l’adeguamento sismico di strutture sia pubbliche che private, la mobilità integrata del trasporto su ferro e gomma, la valorizzazione degli spazi verdi in città e soprattutto il waterfront, l’apertura verso il mare della città. Un’altra cosa quest’ultima che per il capoluogo etneo negli anni ha rappresentato un altro grande problema. Infine il tutto dovrà essere accompagnato da un minor consumo del suolo.
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