Il presidente della Fondazione Leone Sibani, in occasione della presentazione del bilancio di missione 2016, annuncia con orgoglio un’iniziativa sperimentale volta ad aumentare la comunicazione con la realtà territoriale
BOLOGNA− Tanti i giornalisti presenti a Casa Saraceni per ascoltare le parole del presidente Sibani sulla situazione finanziaria ed i progetti futuri di una delle realtà più fiorenti della città: la Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.
Proprio quella che da anni sponsorizza il percorso culturale-museale di Genus Bononiae e che negli ultimi dodici mesi ha permesso la realizzazione di ben dieci mostre a cui moltissime persone hanno preso parte.
Un costo notevole indubbiamente, ma il bilancio 2016 presentato mercoledì in conferenza stampa lascia tutti piacevolmente soddisfatti.
«Rispetto agli anni passati, dalla crisi del 2008, questo sicuramente si può definire un bel traguardo».
Anche grazie al dividendo incassato da Banca Intesa San Paolo, la Fondazione è riuscita ad:
-abbassare i debiti del 21% rispetto al 2015 (ora a 104,9 milioni)
-diminuire i costi di gestione del 27% grazie alla collaborazione di tutta la struttura
-ottenere un avanzo di bilancio duplicato rispetto al 2015 con una cifra che ammonta a 26 milioni
«Nonostante uno stato sempre più in difficoltà ci abbia obbligato a versare più di 9 milioni di imposte, le disponibilità economiche generate nel 2016 danno attuazione alla programmazione 2017 che prevede 16,7 milioni destinati alla attività erogativa».
Guardando invece all’anno appena trascorso la Fondazione ha approvato ben 263 interventi con finanziamenti pari a 1,4 milioni per la ricerca scientifica e tecnologica, 0,3 milioni all’istruzione, 8,5 all’arte e alle attività culturali e 5,2 milioni all’assistenza e alle categorie più deboli.
Sibani però si dimostra un po’ imbarazzato da queste cifre che ritiene migliorabili, inoltre dichiara che si dovrebbe trovare più equilibrio tra i finanziamenti erogati alla cultura, pari quasi al 50%, e quelli dati al sociale.
Grande interesse, però, va alla svolta presa dalla Fondazione Carisbo.
«Non abbiamo festeggiato i 25 anni dalla nascita della Fondazione in pompa magna, ma vogliamo comunque dare un qualcosa di nuovo».
Alle procedure tradizionalmente utilizzate per l’erogazione fondi, dal secondo semestre 2017 volevano aggiungere un’altra forma di risposta alle sollecitazioni del territorio attraverso la formula dei bandi. Dal 14 Luglio sino al 16 Ottobre, attraverso le modalità presentate sul sito della Fondazione, sarà possibile presentare richiesta di accesso alla cifra messa a disposizione.
Tuttavia il punto su cui il presidente si ferma con maggiore orgoglio è quello per cui la Fondazione da quest’anno sperimenterà una nuova forma di interazione con la comunità. Si tratta infatti della possibilità per ogni cittadino di comunicare le reali necessità del territorio o attraverso la pagina internet o attraverso i social.
Servirà alla Fondazione per meglio regolare le priorità su cui indirizzare gli interventi e definire il documento programmatico 2018.
Per l’efficace riuscita di questo progetto di interconnessione con il territorio, la Fondazione ha anche aperto una collaborazione con l’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo.
Senza trascurare poi i grossi investimenti fatti sul piano della comunicazione che da quest’anno si avvarrà di un nuovo sito internet, di una newsletter mensile e di una pagina Facebook molto seguita.
Insomma un po’ di preoccupazioni aleggiano sicuramente anche all’interno della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna soprattuto per gli avvenimenti degli ultimi giorni inerenti all’intervento di Intesa San Paolo per il salvataggio di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma i risultati e i progetti futuri fanno ben sperare sia per 2017 che 2018.
Per quanto riguarda invece gli esorbitanti costi annuali di Genus Bononiae, la Fondazione è in attesa di risposte dalla agenzia di consulenza.
Possibile quindi una diminuzione del numero di mostre e una riduzione costi di gestione degli immobili museali che sono la spesa più onerosa da tenere.
«Noi non siamo la Curia, paghiamo anche le tasse sull’immondizia».
Giulia Bergami
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